Mi sono decorosamente astenuta dal commentare gli avvenimenti di Parigi e altrettanto decorosamente continuerò a farlo. Preferisco dare spazio alle reazioni esplose sui social network, piacevoli e inattese come un’epidemia di gonorrea collettiva. Sì, la libertà d’espressione è sacrosanta (anche perché se così non fosse scriverei dal carcere tipo Marchese De Sade) ma mi sono informata e pare che questo non comporti l’obbligo morale di condividere con i vostri infelici contatti qualsiasi imbarazzante boiata le vostre stanche sinapsi producano. Giuro. Ma alla fine vi voglio bene, e ho letto le vostre esternazioni con la stessa attenzione con cui Chiara Biasi legge la tabella nutrizionale delle focaccelle. E vi posso dire che visti da fuori siete più o meno così.
Soggetto 1: il solidale moderato
Il solidale moderato non si espone. Non se la sente. Non capisci bene se è perché tanta barbarie gli ha tolto la parola o perché fino al giorno prima pensava che isis fosse una canzone di Biagio Antonacci e Al Assad il cognome da nubile della madre di El Shaarawi. Ma non importa. Lui tace. Il suo silenzio però gli pesa: è combattuto, vede la home trasformarsi in un tripudio di opinioni e rimanere lì inerme lo fa sentire a disagio, come quella volta in cui il suo idolo Gue Pequeño si è esibito alla sagra del pizzocchero di Cassina de’ Pecchi e lui era troppo emozionato per chiedergli un selfie. Così decide comunque di fare qualcosa, e vedendo lì un filtro tricolore pensa che sia la migliore forma di solidarietà silenziosa con la quale rendersi partecipe agli eventi. O forse gli sembra semplicemente un filtro migliore di quelli di instagram perché oltre a nascondere i segni dell’acne giovanile gli dà quel tocco di patriottismo artistico che fa tanto Delacroix.
Soggetto 2: il salviniano esaltato
Non gli importa tanto entrare nel merito di ciò che è accaduto, per lui è sufficiente che i colpevoli non siano maschi alfa ariani così da poter dar voce alle sue finora malcelate ideologie eugenetiche. Osanna la prima pagina di Libero e se la prende con tutti: islamici, musulmani (fino a che qualcuno non gli spiega che sono la stessa cosa) ortodossi, protestanti, buddisti, fenici, il Trigri e l’Eufrate che la mezzaluna era meglio lasciarla un po’ meno fertile. Se la prende con i pellerossa i pigmei e i samurai, con le ballerine del carnevale di Rio gli eschimesi e i papuasi, se la prende con i Village People che dal nome alloggiano sicuramente in qualche campo rom e anche con gli hipster, che tra barba da vangelo apocrifo e bicicletta in titanio rappresentano chiaramente la cellula estremista dei radical chic. Peccato che una volta esauriti i soggetti con cui prendersela il salviniano si vada a sfondare di kebab idolatrando Dan Bilzerian (che oltre ad avere la barba è armeno ma poker + fregna battono etnia, immagino). Il salviniano esaltato chiede ruspe, trivelle, tombini e fucilate a vista che non capisci se da piccolo non gli hanno comprato il Lego o se semplicemente non ha ancora metabolizzato la sconfitta a Metal Gear Solid dal fratellino di otto anni.