Un Giro del Mondo da Ultimare: Intervista a Mattia Miraglio

Una storia di coraggio, un sogno che deve ancora realizzarsi e tanta voglia di portare a compimento il proprio obiettivo. Questo è Mattia Miraglio, classe 1988. Un ragazzo della provincia di Cuneo che nell’Aprile del 2014 ha voluto partire, non per una semplice vacanza o un weekend di puro relax, ma per qualcosa di più emozionante, qualcosa che ti consegna alla gloria silenziosa e timida ma allo stesso tempo indimenticabile, un giro del mondo in solitaria a piedi. L’avventura è terminata qualche settimana fa in Nuova Zelanda, dopo 18 mesi lontano da casa il budget si è esaurito e lui si è visto costretto ad abbandonare momentaneamente la propria strada per tornare a casa e riorganizzarsi.

L’intenzione iniziale era quella di percorrere 50000 km in 5 anni. Partendo da Savigliano e procedendo a est, attraversando l’Asia, passando per l’Outback australiano, proseguire nelle due Americhe e concludere il viaggio in Africa prima di rimettere piede sul continente europeo. Lui e il suo fedele carretto contenente tenda e sacco a pelo. Un budget massimo di 10 euro al giorno e tanta voglia di mettersi in gioco, così è iniziata l’avventura di Mattia il 19 aprile 2014.

Mattia Miraglio

 
Perché lo hai fatto ? Cosa ti ha spinto a intraprendere il giro del mondo a piedi ?
“Dare un taglio alla vita che vivevo tutti i giorni, era un sopravvivere più che vivere, ti alzi perché devi e non perché vuoi. Ho voluto dare una scossa, l’idea l’ho avuta sul cammino della via Francigena, ne ho fatto un pezzettino nel nord Italia, fino alla Toscana. Stavo veramente bene in quel contesto “wild”, allora mi sono chiesto perché non posso farlo come stile di vita ? E il 10 settembre 2013 ho deciso di intraprendere quest’avventura. Ero un fumatore e sul balcone di casa mia ho spento l’ultima sigaretta, decidendo di partire e organizzarmi per il viaggio. Ci ho messi sei mesi a preparare il tutto, ma è stata una decisione improvvisa per la voglia di evadere, per cambiare stile di vita. Il succo del mio viaggio era dimostrare che una persona qualunque potesse intraprendere un’avventura simile, che si potesse mettere in gioco e appunto tentare il giro del mondo a piedi”.

Hai iniziato a capirlo prima di arrivare in Nuova Zelanda che il budget stava terminando ?
“Si ho iniziato a capire che i soldi ormai si stavano esaurendo strada facendo, non ho accettato finanziamenti da sponsor perché non erano in linea con l’idea del mio viaggio, mi sembrava illogico farmi darei dei soldi da una ditta che non rispecchiava la mia avventura. La cosa è stata improvvisata quindi non avevo alle spalle un team di professionisti pronto a seguirmi in tutto e per tutto, sono riuscito a percorrere l’Outback australiano spendendo il meno possibile, ma una volta arrivato in Nuova Zelanda ho capito di non riuscire a proseguire la mia avventura. Ho pensato che non ci fosse nulla di male a tornare indietro e riorganizzarsi per ripartire il più presto possibile”.

Durante il tuo cammino, quale Paese ti ha stupito in maniera positiva, riuscendo a emozionarti di più rispetto ad altri?
“In maniera positiva assolutamente l’Iran. Di molti altri stati più turistici (Thailandia, Indonesia ….) ricevevo informazioni su cosa aspettarmi, invece sull’Iran la scarsità di informazioni reperibili rendeva l’incognita ancora più grossa. Oltre al paesaggio stupendo che offre questa nazione e la facilità con cui ho ottenuto un visto turistico, mi ha stupito la cultura, sono molto ospitali, se tu bussi a una casa loro oltre a essere obbligati ad ospitarti sono proprio felici nel farlo, è stata la cultura con la quale sono entrato più in contatto”.

Hai incontrato diversi Globe-Trotter durante il viaggio, qualcuno che ti è rimasto particolarmente impresso ?
“Un ragazzo della provincia di Trieste di soli 22 anni, dopo aver letto la mia storia ha deciso di saltare in sella alla sua bici e di raggiungermi in Thailandia. Ha saltato qualche Stato ma è riuscito a trovarmi. Ho anche conosciuto gente più esperta e matura, ho camminato con un signore del 1962 che faceva a piedi Stoccolma-Sidney passando da ovest con un passeggino modificato, camminando in infradito costruiti da lui, è un fotografo. Lui era un vero Macgyver, mi ha insegnato a non buttare via nulla, ad aggiustare tutto, a dare una seconda vita agli oggetti, il pensiero opposto a quello della nostra società”.

Hai mai pensato di mollare tutto, prendere il primo aereo per l’Italia e tornare indietro, o più semplicemente a un chi me lo ha fatto fare” ?
“Sicuramente è capitato, durante i momenti più difficili è normale pensarlo. Poi una volta superato il momento sei pronto a rimetterti in strada con l’adrenalina del primo giorno e carico come non mai. E’ quel vivere essenziale, sono quelle cose che non hanno prezzo, vivere così ti fa capire qualcosa in più, ti fa vederere cose da diversi punti di vista. Tenevo i denti stretti per andare avanti sapendo quanto questo viaggio mi stesse insegnando a livello personale, il gioco valeva la candela”.

Un viaggio del genere quanto ti ha cambiato ? Sei la stessa persona che è partita o una diversa ?
“Sono sempre la stessa, però come dicevo prima, vedi le cose da punti di vista totalmente differenti rispetto a prima. Hai meno paura della vita, meno paura di affrontare le persone e meno paura di affrontare le situazioni. Mi sento cresciuto e maturato. Un esempio: il fatto di non aver accettato possibili finanziamenti in Nuova Zelanda ed essere tornato in Italia per riprogrammare il tutto in vista di un’eventuale nuova partenza. Non mi sembrava corretto e giusto accettare aiuti economici senza dare nulla in cambio, ecco perché uno dei tanti progetti in ballo che ho è quello di una maglietta realizzata tramite la startup INCOR, rappresentate la rosa dei venti, dove parte del ricavato della vendita lo destinerò al completamento del giro del mondo. Mi sembra un piccolo gesto per ringraziare il supporto della gente che mi segue, tanto che alcune di quelle vendute sono andato a consegnarle personalmente con le persone basite dal vedermi arrivare con la t-shirt acquistata”.

Quando avresti intenzione di ripartire e proseguire la tua avventura ?
“E’ una cosa che desidero e voglio fortemente, purtroppo non dipende unicamente da me ma dal budget che riuscirò a creare con i vari progetti in ballo. Mi sono dato un anno di tempo massimo per vedere come si metteranno le cose e in caso di esito positivo ultimare il giro del mondo”.