E’ il fenomeno del momento, con milioni di studenti e professori stellari: il MOOC, Massive Open Online Courses. Tra Coursera, EdX e Udacity, le università online più celebri, la prospettiva di un’istruzione online e del tutto gratuita si è fatta più vicina. Fino a qualche anno fa, l’immaginario dell’educazione a distanza era rimasto prevalentemente penalizzato dalla sua qualità discutibile e dalla sua scarsa affidabilità. Oggi, dove il web è onnipresente e gli scambi umani (sociali, lavorativi, duraturi, temporanei che siano) si basano anche sulle connessioni e i link, la spinta alla digitalizzazione anche dell’istruzione è forte, soprattutto se a cadere non è la qualità, ma i costi e le barriere.
Su Coursera (più di 14milioni di iscritti!) ed EdX i corsi sono totalmente gratuiti e tenuti da docenti di atenei prestigiosi, come Harvard, MIT, Stanford, Princeton, Columbia. Solo per dare dei nomi, il corso ‘Introduction to Biology’ di EdX è tenuto da Eric S. Lander del MIT, probabilmente uno degli studiosi di genetica più importanti del mondo e presidente del board di scienziati che aggiorna Barack Obama sui temi più caldi legati al dibattito scientifico. Su Udacity il discorso è più complesso: alcuni corsi sono free, altri a pagamento (con certificato riconosciuto finale) e sono forniti da Google, Facebook, Twitter, Amazon Web Services e altri ‘mostri’ della Silicon Valley. Che in questo modo il potere decisionale sull’istruzione e sulle discipline di maggiore prerogativa vada a concentrarsi nelle mani di pochi?
Interessanti resoconti dei servizi in questione sono stati dati da Raffaele Panizza su Daily.Wired e da Viviana Mazza per il blog La 27ora sul Corriere della Sera, mettendo in evidenza le luci e le ombre di questi progetti:
- Di fronte alla gratuità (o quasi) si incappa nella cosiddetta ‘overdose da sapienza’: il bisogno di sapere tutto e l’illusione di poter sapere tutto, dal momento che questo ‘tutto’ è gratuito, immediato e privo di limitazioni.
- La gratuità e la prospettiva di poter organizzare le video-lezioni senza limiti o orari precisi non porta a considerare con serietà l’impegno di 7-8 ore di lavoro settimanali per 2-3 mesi (questi in media i tempi): su più di 100.000 iscritti per ogni corso, solo il 10% completa il lavoro.
- L’impossibilità di interagire con gli insegnanti e i ‘compagni di corso’.
- A compensare la mancanza di un rapporto umano e diretto, c’è la possibilità di partecipare attivamente ad un’enorme community di studenti provenienti da ogni background, senza limiti sociali o generazionali: forum, blog, gruppi su Facebook, si tratta di un’università virtualmente infinita, dove le relazioni e le connessioni si espandono.
- Il livello delle lezioni è alto e nulla è lasciato al caso: sono disponibili per ogni corso esercizi, approfondimenti e materiali utili. Tempo fa, diventò virale la notizia di Khadijah Niazi, una 11enne pachistana che su Udacity ebbe la possibilità di studiare gratuitamente fisica e informatica. Forse questo tipo di progetti possono portare un grande beneficio a chi per questioni economiche, sociali e di mobilità non ha l’occasione di ricevere un’istruzione.
Oltre a Udacity, Coursera e EdX, gli esempi sono tanti, anche nostrani: Khan Academy, Codeacademy, Schoo, Open2Study, Veduca, Futurelearn, Iversity, Oilproject. Certo è che le domande rimangono: i corsi sono riconosciuti? La differenza tra lezioni a pagamento e free sarà sostanziale? Ci potranno essere dei collegamenti con il mondo del lavoro? Come si potrà verificare la disonesta dei ‘copioni’? E’ davvero possibile studiare dal proprio letto? Studio e socializzazione non saranno più un binomio fortemente legato?