La notizia è arrivata: il nuovo iPhone 7 della Apple è acquistabile sul mercato. Allora il vecchio adagio degli operatori di borsa suggerisce di vendere. Non voglio dilungarmi sulle novità tecniche del nuovo telefono dell’azienda di Cupertino: gli appassionati sapranno già tutto a riguardo. Il nostro interesse è per il destino del titolo borsistico. Da questa prospettiva nutriamo qualche dubbio, che è bene andare a elencare:
– Le novità della serie 7 dell’iPhone non sono tali da aspettarci che coloro che già possedevano i modelli precedenti si precipitino a comprare il nuovo;
– I ricavi dalla vendita degli iPhone pesano per il 75% degli utili della società e determinano quasi la totalità della crescita dei ricavi. Gli altri prodotti, come AppleTv, Mac, laptop, iPod, iPad e l’auto incidono in maniera minima come risultati;
– La società cinese Foxxcom, che produce i telefoni per Apple, è alle prese con politiche di aumenti salariali al tasso del 20% annuo per personale qualificato. Tutto ciò andrà a comprimere i margini a fronte della difficoltà di aumentare i prezzi di vendita, vista la forte concorrenza degli altri produttori;
– L’attuale capitalizzazione è ai massimi, quindi non ci stupirebbe se qualcuno (vedi articolo su Tim Cook) passasse all’incasso;
– Si fanno sempre più insistenti i “rumors”, anche in questo caso vale il vecchio adagio di borsa, che se vincesse le elezioni presidenziali Hillary Clinton sarebbe probabile una tassazione dei profitti stranieri guadagnati dalle multinazionali americane. Nel caso particolare stiamo parlando di 230 miliardi di dollari in contanti presso conti off-shore;
– Con una capitalizzazione di borsa di oltre 570 miliardi di dollari per aumenti del 10% del valore delle azioni ci vorrebbero nuovi flussi di capitali per 57 miliardi di dollari, che corrisponde scambi derivati da una giornata molto positiva della borsa americana; considerate che, ormai, direttamente o indirettamente, tramite fondi, ETF etc. molte persone in giro per il mondo possiedono già le azioni Apple;
– Con prospettive di aumento dei tassi, il rendimento attuale tramite dividendi dell’azione del 2,13%, diviene sempre meno interessante;
– In fine ma non ultimo, il mercato dei telefonini è saturo e ci sono concorrenti come Samsung e produttori cinesi che offrono oggetti con funzioni identiche.
Bisogna dire che Tim Cook ha gestito la campagna marketing e commerciale, come sempre, in maniera magistrale e non poteva scegliere momento migliore per il lancio visto i problemi tecnici alla batteria che, in questo momento, ha il suo diretto concorrente coreano della Samsung.
Detto ciò, anche per Tim Cook diventa sempre più difficile portarsi a casa i suoi 75 milioni di dollari guadagnati negli ultimi cinque anni!