Ecco, è successo, la Gran Bretagna ha scelto di intraprendere la via dell’abbandono della vecchia compagnia europea. Svelo subito il mio pensiero: hanno vinto gli innovatori. Gli innovatori non sono necessariamente giovani e con titoli di studio superiori (analisi del voto Yougov). Sono, altresì, coloro che intuiscono altre vie (anche rischiose) per raggiungere dei risultati che sinora non sono stati raggiunti. Si accollano una grande responsabilità in cambio di risultati importanti.
Grande rispetto per la responsabilità della volontà popolare, riguardo ai risultati, ovviamente aspettiamo, ma non dobbiamo a priori essere negativi. I soliti leader di opinioni ci hanno raccontato che gli operatori finanziari erano tutti nettamente contrari al Brexit. Si sbagliavano perché non analizzavano dati, ma esprimevano opinioni su un giudizio consolidato: tutto ciò che “rompe la stabilità” non piace a chi lavora nel settore finanziario.
Ebbene c’è una parte importante del Paese (GB) che negli ultimi 3 anni ha investito capitali molto rilevanti nel settore del Fintech (servizi finanziari e prodotti finanziari con nuove tecnologie).
Qualche numero per annoiarvi un po’: il valore delle transazioni in questo settore è passato dai 170 miliardi di dollari del 2014 ai 230 miliardi di dollari del 2016, con una previsione per il 2020 di 420 miliardi di dollari.
Cosa si nasconde dietro a questo settore? Parliamo di piattaforme di crowdfunding, finanziamenti diretti tra soggetti, gestione di portafogli con tecnologie big data, etc. In una parola: disintermediazione del settore bancario-finanziario.
Meglio la “folla”. Le persone non si accontentano più di affidare il risultato (denaro-fiducia) del loro lavoro a soggetti di cui hanno capito che l’ultimo dei loro pensieri è salvaguardare il patrimonio che gestiscono, rispetto, invece, a usare quel “gruzzolo” per fare leva per creare profitti che poi si distribuiscono tra loro. Ebbene coloro che hanno aderito a queste nuove forme di gestione finanziaria segnalavano una tendenza verso una sfiducia nei confronti di elite, siano esse politico-europee siano economiche-finanziarie.
La nuova finanza ha due parole – valori con le quali dobbiamo abituarci , per i prossimi anni, a convivere : CROWD (folla), SHARING (compartecipazione). Sicuramente qualche analista della votazione del referendum mi dirà che la vittoria del brexit è merito dei voti raccolti fuori dalla piazza finanziaria londinese: come se quelle persone non usassero internet e non fossero in grado di capire i cambiamenti. Il più consolidato sistema democratico, quello inglese, ha votato (oramai quasi un privilegio) lanciando un segnale chiaro: non crede più alle “Elite Illuminate”, siano esse politiche europee oppure bancarie – finanziarie.
Il sistema capitalistico con la sovranità popolare è ancora in grado di salvaguardare se stesso per creare cambiamenti, innovazioni e crescita. Ho sentito in una delle tante trasmissioni televisive, illustri “economisti” (non svelerò il nome) affermare che su certe tematiche politiche – economiche è meglio non affidare le scelte alla volontà popolare. All’interessato vorremo chiedere se pensa che il capitalismo sia morto e se dobbiamo affidarci a una gestione di pianificazione economica “elitaria” modello cinese.
Non mi piace nemmeno l’atteggiamento di parte di alcuni analisti che continuano a svilire il risultato come una scelta fatta da persone anziane e poco istruite, attente solo a salvaguardare i loro privilegi. Vorrei chiedere a loro quale privilegio ha un pensionato poco istruito che, il più delle volte, deve mantenere in qualche forma anche il nipote? (dati statistici disponibili). Forse se anche lui ha votato per cambiare strada significa che siamo arrivati all’ultima chance.
Cogliamola questa possibilità senza continuare a deridere le scelte della maggioranza. Soprattutto, con gli Inglesi che si sono accollati la responsabilità di scegliere una nuova strada in solitaria, faremo business, condivideremo progetti, sogni e saremo solidali per una società costruita su valori di libertà, sovranità popolare e condivisione.
Non mi resta che salutarvi con
“long live, long live the Queen”