Dai Piccoli Bar ai Concerti Sold Out, Intervista a Jack Savoretti

Classe 1983, nato e cresciuto in Inghilterra ma con solide radici liguri, voce calda e graffiante, sonorità che a tratti ricordano Bob Dylan, a tratti Guccini: tutto questo è Jack Savoretti. Dopo 5 anni di gavetta, tra osterie e pub, il cantautore torna in Italia a testa alta: può vantare due date sold out, una a Milano, l’altra a Genova, e un nuovo album,“Sleep No More”, disco dal sound più maturo e coinvolgente rispetto ai precedenti quattro. Abbiamo avuto la possibilità di parlare con Jack il 24 febbraio, subito dopo il concerto tenuto al Fabrique di Milano: ecco quello che ci ha raccontato.

Come ci si sente a tornare di nuovo in Italia?
“Ogni volta adoro tornare. L’Italia è la mia seconda casa. Mio padre è genovese e sono cresciuto con un forte senso di italianità”.

Come hai detto durante il concerto tenuto al Fabrique, in Italia hai scelto di percorrere la strada più battuta: non sei voluto andare in televisione ma hai preferito iniziare a suonare nei piccoli locali e ristoranti per farti conoscere. Perché questa scelta?
“Quando sono arrivato in Italia non ero conosciuto quindi l’unica strada che potevo percorrere era quella di partire dai piccoli club. In realtà, ho sempre avuto paura del successo facile e veloce perché spesso può essere pericoloso. Credo che costruirsi un pubblico poco alla volta, procedendo per piccoli passi, sia molto più importate e gratificante. Gli ultimi sold out in Italia, in posti come il Fabrique a Milano e il teatro Carlo Felice a Genova, mi hanno reso molto orgoglioso”.

jack savoretti
Il tuo ultimo album si chiama “Sleep no more”. Quale il significato nascosto dietro al titolo e quali invece i temi trattati nelle canzoni? Quale il processo creativo che si nasconde dietro a questo disco?
“Il mio ultimo album è interamente dedicato a mia moglie. Il titolo rappresenta il senso di responsabilità dato da un rapporto di coppia destinato inevitabilmente a modificarsi: quando si diventa una famiglia, quando nascono dei figli, quando si smette di dormire la notte perché si perde quella spensieratezza che si aveva invece da ragazzini. La mia è una vera e propria lettera di ringraziamento rivolta a lei, la volontà di poter far coincidere ancora la passionalità con la maturità del rapporto. L’album è nato in maniera più spontanea e immediata rispetto agli altri e credo si possa avvertire. È un disco sicuramente molto romantico e racchiude tutte le esperienze e le contaminazioni musicali che mi hanno influenzato di recente”.

Come il pubblico italiano ha accolto “Sleep no more”? Ti senti soddisfatto, orgoglioso,…
“Il pubblico italiano è incredibile. È un pubblico molto caloroso. In concerto ce ne rendiamo conto. Mentre suonavamo, abbiamo notato che tutti, dico tutti, conoscevano già per intero i testi delle nuove canzoni! È stato davvero molto emozionante”.

Generalmente parlando, cosa ami di più dell’Italia?
“Non è facile rispondere a questa domanda. Sono italiano per metà quindi tutto ciò che è Italia, per me, significa anche casa. L’italianità è un modo di essere, è cultura, cibo, varietà di paesaggi. Ogni regione è un mondo da scoprire. È forse il Paese più ricco di differenze culinarie, culturali, geografiche e lessicali che io conosca”.

Dopo i sold out di Milano e Genova, quali i prossimi obiettivi? Stai pensando di tornare in Italia per altri concerti in futuro?
“Tornerò in Italia quest’estate con tre nuove date. Suonerò il 18 luglio all’Anfiteatro del Vittoriale a Gardone Riviera per il Festival Tener-a-Mente, il 21 luglio a Stra a Villa Pisani per il Jazz Festival e il 22 luglio a Forte dei Marmi a Villa Bertelli per il Festival della Grande Musica d’Autore e del Teatro”.