La sua storia
Oltre due anni fa, i membri del team di Feral Horses hanno iniziato a lavorare sull’idea del business model. Il processo che ha portato la nascita della start-up è stato lento e ha richiesto uno studio approfondito del mercato dell’arte, sempre più intricato e misterioso. Bellanca ci racconta:
L’attuale idea prende forma solo l’anno scorso, ma ottiene subito il consenso degli investitori che hanno permesso di mettere a punto la piattaforma digitale, che da ora è online e fruibile da tutti. E il CEO di Feral Horses continua il racconto per spiegare come mai si sono orientati verso l’arte contemporanea:
Senza poi contare che il settore dell’arte contemporanea ha maggiori possibilità di farsi notare attraverso i social network, dove gli artisti possono iniziare a costruirsi un bacino di seguaci fedeli che apprezzino il loro lavoro.
Qualche curiosità e visioni future
Londra è stata una scelta un po’ dettata dal destino, dal momento che ha permesso ai ragazzi di Feral Horses di incontrarsi e sviluppare l’idea, e dall’altra la decisione è stata guidata da una mossa strategica:
Per quanto riguarda il futuro, Feral Horses è sicuramente ambiziosa. Nel medio periodo intende svilupparsi in due direttrici diverse: da un lato, dare la possibilità ai collezionisti privati e alle gallerie di entrare nel mercato primario, dove si vendono per la prima volta le azioni; dall’altro, offrire il servizio a opere non ancora completate, come se fosse un crowdfunding.
Per amore di precisione, il crowdfunding offerto da Feral Horses si differenzia molto dalle piattaforme già esistenti per un motivo sostanziale:
Nonostante le realtà forti stiano avendo molto successo, Feral Horses non ha paura, dal momento che si impegna sempre alla creazione di un servizio che risponda ai criteri di una visione futura del mercato dell’arte, meno elitario e più aperto anche ai giovani investitori.