Ma per un continente da sempre nascosto dietro gli Stati Uniti è una decisione troppo grande: “la comunità europea ha avuto paura del vuoto politico e così si è fatta questa costruzione bizzarra: popoli lanciati verso una maggiore unificazione, ma si è nascosta la politica”. Sapelli spiega senza mezzi termini cosa questo significhi: “la gente non sceglie nulla quando vota per il Parlamento Europeo: 754 deputati, ma in realtà decidono 28 commissari e 28 ambasciatori. È solo apparenza, manca la politica come esercizio di autorità. E quanti soldi spendiamo per questo?”.
“Ci vuole maggior coraggio" ribadisce Pilati, "altrimenti l’Europa di fronte a competitors come Cina, India o USA si taglia fuori dal cambiamento.” Dal vecchio continente le reazioni si fanno sentire forti: da Marie Le Pen a Grillo, dalla Grecia all’Inghilterra. L’uscita dall’Euro e la sfiducia verso l’Unione sono i cavalli di battaglia dei partiti euroscettici, in costante crescita di consenso elettorale: “si è perso lo spirito cooperativo, c’è una grande ripresa delle politiche nazionalistiche", sottolinea Sapelli, "l’Europa si regge oggi sui rapporti di forza fra i singoli Stati nazionali. Questa costruzione va ripensata, per evitare un disastro più grande.” Nel frattempo non si possono perdere di vista i diritti dell’Italia: “I Paesi che vogliono cambiare devono mettere ordine prima in casa propria. Per non essere in balia delle decisioni altrui bisogna avere una politica forte che funzioni”.