“Il Paradosso Etiope”, Quando gli Aiuti Umanitari Violano i Diritti Umani

“Fare l’elemosina all’Africa – commenta criticamente Dambisa Moyo, ex economista di Goldman Sachs nata in Zambia ed autrice di “Dead Aid: Why Aid Is Not Working and How There Is a Better Way for Africa” – rimane una delle più grandi idee del nostro tempo – in milioni marciano nei cortei per sostenere la causa, i governi vengono giudicati per il loro contributo, e le celebrità ne proselitizzano la necessità.”

Eppure gli aiuti stranieri rivolti al continente nero godono, nel dibattito internazionale, di una fama controversa. Ad oggi, in molti, tra cui la stessa Moyo, ritengono che le risorse provenienti da paesi ricchi “abbiamo intrappolato molte nazioni Africane in un perverso ciclo di corruzione, bassa crescita economica, e povertà”, rendendo i progetti umanitari promossi dalle nazioni sviluppate un “assoluto disastro economico, politico ed umanitario.”

Pochi, invece, si erano immaginati che le caritatevoli agenzie umanitarie occidentali potessero essere accusate di finanziare progetti in violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Lo scorso 14 luglio la Royal Court of Justice di Londra ha stabilito che Mr. O, un uomo etiope la cui identità rimane segreta per questioni di sicurezza, disponesse di sufficienti ragioni legali per richiedere una revisione giudiziaria dei programmi di sviluppo umanitari promossi dal governo Britannico. L’accusa è rivolta, in particolare, al Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale inglese – Department for International Development (DFID) – il quale, stando agli atti, avrebbe contribuito al finanziamento di un controverso programma di reinsediamento di alcune popolazioni rurali etiopi.