La diffusione delle idee, di nuove conoscenze che poi si traducono in invenzioni e innovazioni sono eventi economici e sociali ma prima di tutto sono fenomeni di contagio con conseguenze imprevedibili: il progresso tecnologico accelera oltre le nostre capacità di comprendere e di prevedere. Il matematico Vernor Vinge, sulla base di questa convinzione, agli inizi degli anni ’90 ha coniato il termine SINGULARITY per definire questo aspetto dello sviluppo tecnologico. Di seguito l’ingegnere PETER DIAMANDIS e l’inventore RAY KURZWEIL hanno fondato SINGULARITY UNIVERSITY (WWW.SU.ORG) con lo scopo di divulgare le teorie sulla tecnologia esponenziale. Da sempre, l’innovazione tecnologica è stata il “motore” della crescita economica e sociale attraverso quel meccanismo, che un grande economista come Schumpeter (1883-1950), ha sintetizzato nel concetto di “distruzione creatrice”. Di strada ne abbiamo percorsa parecchia e oramai siamo alla terza grande rivoluzione industriale. Le sfide che abbiamo di fronte sono, come sempre, impegnative ed affascinanti : big data, fintech, social media, blockchain, automazione ma soprattutto intelligenza artificiale (AI) sono alcune delle innovazioni che accelereranno “il tempo economico”. Queste nuove tecnologie ci aiuteranno nel migliorare la nostra vita come mai prima d’ora, e ci daranno un grande potere:
saremo in grado di gestirlo?
Lasciamo approfondire questi aspetti ai filosofi ed economisti, mentre noi ci interessiamo in un ottica finanziaria di investimento : la società svizzera Singularity Advisors con il supporto del Nasdaq ha lanciato il NASDAQ SINGULARITY INDEX (NQ2045) (grafico)
Come si nota dal grafico questo indice ha debuttato lo scorso dicembre e sono stati scelti 12 settori con un peso percentuale sul totale del portafoglio : oil&gas; materiali di base, industriali, beni di consumo, farmaceutici, servizi di consumo, telecomunicazioni, utility, finanziari e tecnologia. La logica dell’indice seleziona aziende dove le macchine sono più performanti dell’uomo e con una prospettiva di crescita “dell’intelligenza tecnologica”. Le aree con maggiore potenziale sono quest’ultime: BIG DATA, INTERNET DELLE COSE(IOT); INTELLIGENZA ARTIFICIALE(AI) E ROBOTICA. Questi innovativi settori avranno a loro volta una ricaduta anche nelle NEUROSCIENZE E NUOVE FONTI ENERGETICHE. Un esempio concreto si ha con il colosso svizzero ABB il quale sviluppa già ora il 20% del proprio fatturato (pari a 34 miliardi di dollari) nel comparto della robotica e nuove fonti di energia. Altro esempio è il settore dei mezzi di trasporto dove l’intelligenza artificiale(AI), la guida autonoma e la progressiva sostituzione delle vetture con carburante con quelle elettriche: il World Economic Forum valuta in circa 3 trilioni di dollari la digitalizzazione del settore automotive entro il 2025. La costruzione dell’indice non guarda alla capitalizzazione delle aziende ma si concentra soprattutto su fatturati e sulla loro capacità strategica e organizzativa di applicare nuove tecnologie per la crescita. I titoli in totale sono trecento ma la sorpresa maggiore è che il peso nella composizione non è costituito da aziende tecnologiche come Facebook oppure Apple, viceversa vi è una maggioranza di aziende industriali e farmaceutiche.
Dal punto di vista geografico la parte preponderante è, senza sorprese, la presenza di aziende americane, seguita dal Giappone e dalla Germania. Probabilmente alla prossima revisione della composizione le cose cambieranno, non potrebbe essere diversamente visto che è proprio la “contaminazione tecnologica creativa” ad essere l’obbiettivo della misurazione dell’indice. Scovare le eccellenze costa fatica, impegno e dedizione ma alla fine ne guadagneremo tutti.