La medicina continua a fare passi avanti, tanto da far diventare realtà quello che in passato era solo fantascienza. In Svizzera, per la prima volta, un gruppo di ricercatori ha utilizzato dei pannelli solari per alimentare pacemaker e device medici simili.
Questa nuova e innovativa ricerca, illustrata in un articolo pubblicato il 3 gennaio dall’Annals of Biomedical Engineering, è stata portata avanti per un periodo di 6 mesi e ha coinvolto 32 volontari. A ogni soggetto è stata fornita una fascia per braccio, fatta di uno speciale tessuto (pensato in laboratorio per essere simile alla pelle umana), nel quale sono stati installati piccoli pannelli solari e una micro batteria. I volontari hanno dovuto indossare la fascia ogni giorno per una settimana in estate, una in autunno e una in inverno.
Stando ai dati raccolti, l’energia generata dai pannelli è superiore di 5/10 microwatt rispetto alla quantità di energia solitamente richiesta da un normale pacemaker. I ricercatori hanno anche affermato che il più basso quantitativo di energia raccolta dai mini pannelli in un giorno è stato di 12 microwatt.
Questo è il primo studio mai eseguito su degli umani in grado di misurare non solo il quantitativo di energia raccolto dal dispositivo ma anche come la fascia si sia adattata realmente alla pelle del soggetto. Studi precedenti avevano infatti simulato come determinati dispositivi potessero lavorare solo su pelli non umane (la ricerca più recente aveva testato la fascia su pelle di maiale, tipologia di epidermide che più si avvicina a quella umana). A differenza di quelli testati precedentemente, il nuovo dispositivo raccoglie fotoni sia da luce solare che da luce artificiale, offrendo quindi la possibilità di poter ricaricare la batteria anche quando ci si trova in luoghi chiusi.
Ma c’è ancora molto lavoro da fare. Anche se non più grande di una carta di credito, il device è ancora troppo largo per essere impiantato sul collo (parte del corpo maggiormente esposta ai raggi solari secondo il team svizzero). Il prossimo passo consisterà nel disegnare e testare un dispositivo con pannelli solari in grado di raccogliere energia anche in pessime condizioni atmosferiche, più piccoli, flessibili e con materiali che non siano dannosi per la pelle umana. Dovrebbe inoltre esserci spazio per una piccola batteria intercambiabile, necessaria nel caso in cui l’energia raccolta non sia sufficiente ad alimentare il pacemaker.
Se questi problemi saranno risolti e ulteriori migliorie apportate, potremmo presto assistere ad una grande rivoluzione, soprattutto per quelle persone che vivono grazie a pacemaker: con questa nuova scoperta non saranno più costrette a sottoporsi a interventi chirurgici periodici per cambiare le batterie esaurite.