I 30 Paesi Dove si Vive Meglio Secondo The Lancet

Ogni volta che viene fatto un report per valutare la salute e gli standard di vita delle nazioni, le repubbliche scandinave dimostrano la loro superiorità. Anche nel report pubblicato da The Lancet, Islanda e Svezia (insieme a Singapore) sono state confermate come leader mondiali nel garantire salute e benessere ai propri cittadini. Cosa che però sorprende (in positivo) è la posizione dell’Italia, inserita al 20° posto della lista. Cosa che invece sembra preoccupare è il 28° posto registrato dagli Stati Uniti, paese con la più grande economia al mondo (per non aggiungere la presenza di grandi industrie del settore sanitario e dei miliardi di dollari spesi in cibo e fitness ogni anno).

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Usando i criteri di monitoraggio delle Nazioni Unite come linee guida, i ricercatori di The Lancet hanno misurato sia gli aspetti più ovvi (come povertà, acqua potabile, educazione) che quelli meno (ineguaglianze della società, innovazione dell’industria), con più di 1870 ricerche eseguite in 124 paesi e dati raccolti con 33 differenti indicatori di benessere.

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Lo studio piuttosto massiccio (si prendono in considerazione dati che ricoprono un lasso di temporale di diversi decenni) si è incentrato in particolare sulla distribuzione a livello mondiale delle malattie. Circa un anno e mezzo fa, i ricercatori coinvolti hanno deciso che i loro dati sarebbero stati utili per misurare i progressi di quello che è l’obiettivo per cui gli esseri umani si dimostrano più ambiziosi: la sopravvivenza.

Il gruppo di ricerca ha raccolto i dati provenienti da tutto il mondo e dagli ambienti più disparati. Ad esempio, per assicurarsi di avere dati sufficienti per calcolare la copertura vaccinale di ogni area, hanno osservato sondaggi pubblici, registri di produzione delle industrie farmaceutiche e comunicazioni amministrative e ministeriali legate alle vaccinazioni. “Noi non necessariamente crediamo a quello che dicono tutti”, dice Christopher Murray, professore presso l’Università di Washington e principale promotore dello studio. “Ci sono tanti modi in cui le persone possono essere ‘perse’ o non tenute in conto nei documenti ufficiali.”

La ricerca ha inoltre permesso agli organizzatori di “collegare persone, competenze, fonti di dati locali e le testimonianze locali che solo persone del posto possono fornire”, ha detto Murray.

Il voluminoso lavoro però non è ancora finito: i ricercatori di The Lancet sono stati in grado di valutare solo il 70% dei dati raccolti finora. Magari l’Italia guadagnerà qualche posto in più. O avanzeranno gli Stati Uniti, per la gioia dei cittadini americani.