La Musica in Streaming non Ha Eliminato la Pirateria

I nuovi servizi di streaming musicale sono nati allo scopo di risolvere i diversi problemi che la pirateria ha creato all’industria negli ultimi anni. Applicazioni quali per esempio Spotify, Apple Music, Tim Music, ma anche Napster e Limewires sono tutti servizi musicali on-demand legali in alternativa al sempre più frequente download pirata.

Questi servizi, per lo più gratuiti, altri invece basta semplicemente sottoscrivere un piccolo abbonamento di massimo 10 euro, permettono all’utente di ascoltare tutte le canzoni che desiderano in maniera semplice e senza la necessità di infrangere il copyright. Questi servizi sono diventati di conseguenza subito popolari tra tutti coloro che apprezzano la musica per via della loro comodità e convenienza.

Come mostra il grafico seguente, nonostante siano comparse sempre più piattaforme di streaming musicale online, la pirateria non sembra essere scomparsa. Ad affermare ciò è lo studio del 2016 condotto dal gruppo industriale di registrazioni musicali, International Federation of Phonographic Industy (IFPI). Questa azienda ha, infatti, commissionato alla società di ricerca Ipsos Connect di rilevare più di 12 mila utenti del web in 13 paesi e somministrare loro un questionario riguardo ai loro metodi preferiti di fruizione della musica. Dai risultati dei sondaggi è emerso che più di un terzo degli intervistati ascolta musica in maniera illegale.

Tratto da Business Insider UK. Sondaggio condotto da IFPI e Ipsos
Tratto da Business Insider UK. Sondaggio condotto da IFPI e Ipsos

I ricercatori hanno inoltre scoperto che non solo la pirateria non è diminuita per via di questi nuovi servizi di streaming, ma che sia anche cambiata nel corso di questi anni. Infatti, l’antiquato metodo di download illegale di musica è ancora utilizzato dagli utenti, ma quello più diffuso risulta essere la pratica dello “stream ripping”, ossia la capacità di scaricare materiale musicale direttamente dalla piattaforma di streaming gratuita usando siti o programmi convertitori. Uno dei più diffusi risulta essere il sito The Pirate Bay, ma tra i più utilizzati compaiono anche tutte quelle applicazioni che estrapolano le canzoni dai video di YouTube.

Lo studio ha inoltre evidenziato che circa l’82% del campione preso in considerazione utilizza normalmente questa piattaforma video solamente per ascoltare musica e talvolta scaricare illegalmente le canzoni. YouTube è infatti diventato il sito con il maggior tasso di “stream ripping” al mondo.