La Stretta di Mano di Trump: Cosa Si Nasconde Dietro alla Hand Shaking del Presidente Americano?

A un mese dalla cerimonia d’insediamento, gli strani comportamenti del neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump continuano ad attirare l’attenzione dei media, più di quanto (forse) non facciano le sue politiche economiche e sociali. Che il tycoon fosse un personaggio fuori dagli schemi lo si era già intravisto durante la campagna elettorale e, a dire il vero, che la sua presidenza sarebbe stata a sua volta portatrice di goffi comportamenti e discorsi borderline era cosa abbastanza scontata.

Uno degli ultimi episodi che hanno attirato l’interesse mediatico è stata la sua stretta di mano. Nelle varie uscite diplomatiche che l’hanno visto incontrare figure istituzionali di ogni tipo e Paese, Trump ha sempre esibito una stretta di mano alquanto strana, o quanto meno al di sopra delle etichette che impongono un determinato comportamento in uscite ufficiali. La stretta di mano è risultata essere, agli occhi attenti delle telecamere, piuttosto aggressiva, quasi al punto da sembrare di voler trascinare la persona verso di sé più che impegnarsi in un paritario scambio di cortesie.

In ordine, le vittime della vigorosa stretta di mano di Trump sono state: il vice presidente Mike Pence durante la nottata elettorale, il giudice della corte suprema Neil Gorsuch e il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Certo, l’insolita stretta di mano del presidente Trump non ha attirato solo l’interesse delle televisioni di mezzo mondo, ma anche quelle di esperti psicologi, che hanno provato ad analizzare e capire cosa si nascondesse dietro un simile atteggiamento.

William Chaplin, capo del dipartimento di psicologia all’Università di St. John, ha notato che, specialmente in contesti politici, chi si approccia a una stretta di mano lo fa con l’obiettivo di fare una certa impressione. Conscio della presenza delle telecamere, quindi la sua stretta di mano particolare, non solo può essere forzata, ma può cambiare in base al tipo di messaggio che vuole trasmettere.

Altre teorie e ipotesi suggeriscono che la stretta di mano di Trump sia un modo per attrarre l’altra persona più vicino a lui. Così come accaduto per esempio con Shinzo Abe, quando Trump con il suo gesto sembra aver voluto creare uno spazio più intimo e rassicurante per iniziare un’amicizia di lunga durata.

Un’altra spiegazione pare rafforzare il paradigma della campagna elettorale del: “Make America great again” attraverso un’imposizione del volere “trumpiano” sull’altro. Con una stretta di mano molto forte l’altra persona sembra quasi colta di sorpresa e non può fare a meno che fare il gioco del presidente.

Se da un lato la stretta di mano di Trump sembra voler continuare a mietere vittime innocenti per i prossimi quattro anni, dall’altro c’è chi pare aver finalmente aver imparato la lezione. È il caso di Justin Trudeau, primo ministro canadese, che proprio qualche giorno fa, in un incontro alla Casa Bianca, ha spiazzato il presidente. Trudeau, con piedi ben saldati a terra, si è avvicinato per primo a Trump, stringendogli la mano e appoggiando la mano sinistra sulla sua spalla.

Un atteggiamento, quello di Trudeau, che oltre ad aver colto di sorpresa i fotografi, ha mandato un messaggio chiaro all’intero Paese: sì all’amicizia, ma no alla supremazia americana. Canada e Stati Uniti sono infatti legati da storici legami di mutuo supporto e aiuto. Tuttavia, il recente bando dei musulmani voluto da Trump ha portato il primo ministro canadese ha chiarire pubblicamente il suo continuo supporto all’accoglienza dei rifugiati e a rafforzare la politica di inclusione canadese.