Le Tre App che Hanno Cambiato l’Amore ai Tempi dei Social

Che l’era 2.0 abbia totalmente rivoluzionato il nostro modo di vivere è ormai una certezza, come il fatto che social network e nuove tecnologie abbiano cambiato il nostro modo di comunicare. La domanda che ci poniamo è: quanto è riuscita la tecnologia a cambiare i rapporti interpersonali?

Viviamo in un’epoca in cui gli sguardi in metropolitana e gli amori a prima vista per strada sono sempre meno frequenti, forse perché i nostri occhi sono troppo impegnati a fissare lo schermo di uno smartphone, di un pc. Il romanticismo e l’impulso reale, ma soprattutto il rischio, lasciano spazio alla razionalità tipica dell’online. Parliamo ad esempio dall’approccio iniziale: esistono moltissime applicazioni dedicate al dating online, come Tinder, app che sfiora i 50 milioni di utenti iscritti, figlia di Grindr nata nel lontano 2009 e pensata appositamente per la comunità gay e bisex. Semplice e veloce, questo strumento associa profili e sfrutta la geolocalizzazione in modo da far conoscere persone con interessi comuni.

I siti di incontri e la conseguente associazione di profili compatibili sono sempre esistiti, ma se in quei casi gli intenti erano il sesso o, secondo una visione romantica, trovare l’anima gemella, al contrario Tinder o Grindr si presentano agli utenti con un obiettivo molto più basso, ed è proprio questa la rivoluzione di quest’app: semplicemente conoscere persone nuove. La mancanza del contatto visivo che avviene nell’istante in cui incontri una persona per la prima volta, e la totale assenza di percezione della realtà, crea una totale confusione sulle reali intenzioni dell’altra persona provocando false aspettative o cinica disillusione.

Ad esempio, due social come LinkedIn e Instagram, piattaforme nate rispettivamente per la ricerca di lavoro e per la condivisione di materiale fotografico, vengono sempre più spesso scelte per tentare il primo approccio: un atteggiamento che genera confusione sia sulla reale funzione di queste app che sulle intenzioni degli utenti. Ad essere social non è solo il tentativo di presentarsi e scambiare un primo contatto, ma è anche la conoscenza dell’altra persona.

In questo tipo di scambi 2.0 esistono pochissime certezze, molte regole non scritte, e soprattutto moltissima strategia sentimentale. Anni di storia della seduzione raccolgono perle come “In amore vince chi fugge” e “L’attesa aumenta il desiderio”, tanti trucchi che a poco servono nell’era social dove assumono sfumature del tutto differenti. A proposito di attesa, proprio in questi giorni abbiamo assistito al caos sociale provocato da una notizia che ha gettato la nostra generzione nello sconforto: WhatsApp, sistema di messaggistica istantanea internazionale, ha introdotto la temibile “doppia spunta blu”.

Il dramma generale è causato da un innocuo simbolo che sta a significare che non solo il messaggio è stato consegnato ma è stato anche letto. Ciò implica che nel momento in cui il nostro messaggio non riceve una risposta e la nostra mente vaga in cerca di scuse e sceneggiature degne di una telenovela argentina, WhatsApp ci riporta cinicamente alla realtà dandoci una nuova prospettiva: il messaggio è stato consegnato ed è stato letto dall’utente che non ha volutamente risposto. Che il destinatario non abbia potuto rispondere perché in riunione o alla guida poco importa, lo sconforto è già in atto e il pensiero “ha letto e mi ha volutamente ignorato” ha già preso il sopravvento sulla speranza più romantica. Una terribile iniziativa quella di WhatsApp che ricorda il temibile “visualizzato senza risposta” di Facebook, considerato il “due di picche 2.0” per eccellenza.

Sembra davvero che ci si inventi di tutto pur di non guardarsi negli occhi e di non rischiare in prima persona di prendere l’iniziativa. C’è da chiedersi quando sia stata l’ultima volta in cui abbiamo risposto a un sorriso e ci siamo alzati per presentarci a quella persona, quando sia stata l’ultima volta in cui invece di un “like” sotto una foto, abbiamo preso il telefono dicendo a voce “mi piaci”, e quando è stata l’ultima volta in cui a intere giornate passate a messaggiare con la stessa persona su qualsiasi social esistente abbiamo preferito proporre un “ti va di uscire a bere un caffè?”. Certo, la “doppia spunta blu”, l’incertezza della risposta, fa più paura nella vita reale che in quella offline, ma il brivido che dona una risposta positiva guardandosi negli occhi è tutta un’altra cosa. Vale la pena tentare.