Nel 1998 uno studio pubblicato sul prestigioso giornale scientifico The Lancet correlava il vaccino MMR (Morbillo, Parotite, Rosolia) alla comparsa di autismo. Il clamore prodotto condusse a una indagine di approfondimento che vide la radiazione dell’autore dall’Ordine dei Medici per deliberato falso scientifico. Oggi, tra una puntata de Le Iene e qualche ricerca su Google, tale linea di pensiero è tornata più forte che mai. La polemica ha visto persino alcune interrogazioni parlamentari nel nostro Paese.
Riguardo all’autismo, alcuni hanno ipotizzato che il mercurio, contenuto nel conservante thiomersal, utilizzato sino ad alcuni anni fa nei vaccini, potesse essere responsabile di questa malattia. Studi recenti (2003 e 2009) hanno completamente escluso la possibilità. E stato notato invece che le cause di questa patologia si situano ben prima della nascita del neonato.
Come ogni prodotto estraneo somministrato al corpo umani, anche la vaccinazione non è esente da effetti collaterali. Nella quasi totalità degli scenari, essi sono di lieve entità: nausea, febbre, al massimo una reazione allergica. Per prevenire situazioni pericolose, è sufficiente trattenersi 15-30 minuti presso l’ambulatorio, dopo la somministrazione del vaccino.
Esistono anche rischi molto rari, come le convulsioni dopo il vaccino contro la pertosse: va capito però che quest’ultima, se presa, può causare lo stesso disturbo con una probabilità di molto superiore. La realtà dei fatti è che i vaccini, come tutti i farmaci, vengono studiati e sperimentati estensivamente per anni prima di essere impiegati, e gli studi e la ricerca continuano anche successivamente, durante l’utilizzo.
Ma come funzionano?
Molto semplicemente: somministrando ad un paziente particelle derivate dal microbo contro il quale ci vogliamo proteggere, il corpo umano svilupperà nei confronti di quello una protezione che in genere dura anni. Questa protezione, per fare un esempio, è analoga a quella che possiede chi ha avuto la varicella: difficilmente la contrarrà di nuovo negli anni successivi. Tale processo prende il nome di immunizzazione.
E a cosa serve vaccinare?
I neonati nascono già dotati di una protezione dalle malattie infettive, ereditata dalla madre, che però dura pochi mesi. Terminati questi il bambino svilupperà le proprie difese, mano a mano che viene in contatto con particelle e microbi nella vita di tutti i giorni. Allora qual è l’utilità del vaccino ? Esso fornisce uno stimolo su cui costruire le proprie difese, ma in maniera molto più lieve di una vera infezione/malattia. Se non avessimo a disposizione questo presidio, i bambini andrebbero incontro a uno scenario simile alla selezione naturale di darwiniana memoria. In più, proteggendo trasversalmente la popolazione da un microbo, questo troverà sempre meno “ospiti” senza difese, e perciò a lungo andare scomparirà da quella zona in cui tutte le generazioni vengono vaccinate contro di esso.
Ecco qualche esempio.
Il vaiolo, che decimò intere popolazioni durante la colonizzazione delle Americhe, è stato eradicato dal pianeta nel 1979. La poliomielite è quasi totalmente scomparsa. Australia, Macao (Cina), Mongolia e Corea del Sud sono libere dal morbillo da marzo 2014.