Non sono passati neanche pochi giorni dal recente attacco alla capitale britannica che l’Isis ha già rivendicato quello a Teheran dello scorso 7 giugno. Dopo anni di continue minacce, lo Stato Islamico è passato ai fatti.
Dodici sono le persone che hanno perso la vita nella capitale iraniana e almeno 35 quelle che sono rimaste gravemente ferite. Gli obiettivi principali colpiti dai terroristi sono stati due: il Parlamento e il mausoleo di Ruhollah Khomeini, il fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran.
Secondo recenti notizie, le dinamiche di questo attentato sono state le seguenti: quattro militanti si sono presentati presso il Parlamento iraniano e hanno aperto il fuoco sparando sui presenti e, nel frattempo, altri operanti hanno sganciato una bomba all’interno del mausoleo. Questa volta le intenzioni dell’Isis avevano come obiettivo quello di voler piegare la Repubblica Islamica sia dal punto di vista politico che da quello religioso.
Ma quali sono i veri motivi che hanno spinto lo Stato Islamico ad attaccare l’Iran?
Le prime minacce di un attacco terroristico sul suolo iraniano risalgono al lontano 2007, dieci anni fa, quando l’Iran aveva dichiarato il proprio supporto al governo sciita in Iraq. Infatti, la Repubblica Islamica da tempo combatte contro il jihadismo sunnita appoggiando leader e generali sciiti in tutto il Medio Oriente. La natura di questo attacco, dunque, sembrerebbe di stampo religioso, l’ormai secolare conflitto tra gli islamici sunniti e gli islamici sciiti.
Fu Osama Bin Laden, leader dell’organizzazione terroristica Al Qaeda, a far desistere l’Isis da un possibile attacco terroristico sulla capitale iraniana poiché era un ottimo nascondiglio e un indispensabile centro finanziario. Egli, infatti, nel 2007 inviò una lettera ai dirigenti dello Stato Islamico dicendo loro testuali parole: