Stando alle stime ufficiali pubblicate dal colosso tecnologico, soltanto nel 2005, la Microsoft Corp. ha perso oltre $14 miliardi a causa della pirateria informatica – una cifra che paradossalmente potrebbe dimostrarsi la non-vendita più lucrativa mai fatta. Naturalmente, i dirigenti Microsoft preferirebbero vendere i propri prodotti, ma come riconosciuto in un discorso ala University of Washington nel lontano 1998 dallo stesso co-fondatore e presidente del gruppo Bill Gates, il furto di proprietà intellettuale talvolta può contribuire ad una più rapida formazione della quota di mercato.
“Anche se circa 3 milioni di computer vengono veduti ogni anno in Cina, le persone tendono a non pagare mai per il software. Tuttavia, un giorno lo faranno”, disse all’epoca Gates. “Finché avranno intenzione di rubarlo, noi vogliamo che rubino il nostro. Diverranno in qualche modo dipendenti, e noi capiremo in qualche modo come raccogliere quelle vendite nel prossimo decennio”. Con tali parole, Gates, suggerendo l’esistenza della cosiddetta “pirateria produttiva”, od almeno indicando l’utilità che una società potrebbe ricavare nell’evitare di combattere ogni singola violazione della proprietà intellettuale, stava inconsapevolmente anticipando alcuni dei più recenti risultati di ricerca nel settore.