Le ristrettezze economiche degli ultimi anni hanno indotto nella maggioranza dei paesi Ocse un generale peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. Il forte calo dei consumi registratosi si è verificato parallelamente ad una riduzione della qualità dei prodotti acquistati per quanto concerne la parte alimentare del carrello della spesa. La conseguenza diretta di questo fenomeno è riscontrabile nell’impoverimento alimentare avvenuto nella maggior parte delle famiglie le quali ora preferiscono alimenti meno costoni, ma spesso ad alto contenuto calorico.
Quanto più le dispense si sono arricchite di cibi poco costosi e meno salutari tanto più il tasso di obesità è andato aumentando. Lo rivela uno studio effettuato dall’Ocse in cui è stata analizzata l’evoluzione del tasso di obesità tra il 1972 e il 2012. Di certo non sorprende notare che gli Stati Uniti siano il paese dove l’incremento lungo l’intero arco di tempo è stato più consistente. Questo dato va però inserito in un contesto più generale riconoscendo la carenza di cultura alimentare che caratterizza gli stati americani. L’aumento di 20 punti percentuali verificatosi lungo l’intero periodo è quindi imputabile più ad un fattore culturale che a ragioni di tipo economico. Prescindendo da questa considerazione, è possibile notare come, considerando solo gli anni della crisi, un incremento ulteriore sia avvenuto e che dunque le ristrettezze economiche a cui le famiglie sono soggette abbiano contribuito parzialmente ad intensificare il fenomeno dell’obesità.