Negli ultimi giorni l’espressione spending review è tornata prepotentemente in voga, effetto della polemica tra Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, e il premier Matteo Renzi. Lo scambio di battute origina dalla pubblicazione sul blog dello stesso Cottarelli di alcune riflessioni critiche sull’uso di risorse, frutto di risparmi per il momento solo potenziali. Nell’intervento del commissario si sottolinea che “[…]tecnicamente, la copertura c’è. Ma questa è in realtà costituita da tagli lineari perché la promessa di future operazioni di revisione della spesa non può essere accettata come copertura sul piano giuridico”.
Emerge dunque, dal dibattito pubblico attuale, la tendenza a focalizzarsi sul lato quantitativo del problema. Ovvero, a ritenere che per imporre alla Pubblica Amministrazione di realizzare il più proficuo risultato in relazione ai mezzi disponibili basti ridurre i mezzi stessi. Ma è giusto parlare solo di revisioni e tagli di spesa? Per incrementare l’efficienza della Pubblica Amministrazione è sufficiente ragionare in termini di blocco delle assunzioni e relativa ridefinizione degli assetti organizzativi?