SmartAnalytica nasce dall’idea di poter offrire al lettore una panoramica sintetica (snapshot) dei fatti salienti della settimana in ambito geopolitico e macroeconomico, in modo da catturare i trend essenziali dei poteri economici e politici mondiali. Inoltre, accostando all’elemento di cronaca una profondità critica di analisi, la rubrica integra all’aneddotica giornalistica il modello di reportistica di società non governative e think tank, in modo da accostare insieme temi, pensieri e azioni che possono sembrare disgiunte, ma che infine fanno parte di un unicum all’interno del mondo finanziario e delle relazioni internazionali. SmarAnalytica costituisce l’appuntamento fisso per curiosi e specialisti determinati ad approfondire, in un’ottica alternativa ma coerent,e gli avvenimenti più significativi della settimana in ambito global, per rimanere al passo con gli l’andamento dei poteri forti, senza tralasciare il pensiero critico di uno sguardo innovativo sul mondo.
In questo pezzo parleremo della trasformazione monetaria dello Yuan e della minaccia della Corea Del Nord:
L’imperialismo del renminbi yuan, “la moneta del popolo”
Si sente discutere spesso riguardo le politiche monetarie cinesi e la transizione verso un’economia di consumi, cosi come la recente svalutazione dello yuan: secondo gli esperti, la crescita economica cinese sta rallentando per favorire una trasformazione interna volta a creare un sistema basato sui servizi per i consumatori, come nelle economie occidentali. Tuttavia, uno yuan più debole non gioverebbe né alle tasche dei consumatori cinesi (che potrebbero permettersi meno beni stranieri), né al potere d’acquisto delle imprese locali che importano materie prime da convertire in prodotti finiti per l’esportazione.
Inoltre non penso che a Pechino convenga svalutare la propria valuta nell’anno in cui il dollaro dovrebbe apprezzarsi a prescindere (a causa del rialzo dei tassi di interesse annunciati dalla Fed americana), causando cosi uno svantaggio competitivo; lo yuan è stato inserito come valuta riserva del Fondo Monetario Internazionale e la Cina ospiterà proprio quest’anno in settembre il summit del G-20, e preferirebbe arrivare all’evento con una situazione economica stabile.
A questo proposito, pochi avranno notato che durante le festività natalizie l’utilizzo di yuan è stato nuovamente ampliato, e non solo nel reserve basket del FMI questa volta. In una mossa strategica volta a rafforzare i legami politici e commerciali con la Cina, lo Zimbabwe di Mugabe ha approvato in maniera definitiva l’adozione della valuta cinese per transazioni d’uso pubblico. In cambio, il paese africano ha ottenuto un considerevole haircut sul proprio debito, ovvero circa $40mm di prestiti azzerati con la Cina. E nonostante per la maggior parte di noi questa azione possa significare poco, se contestualizzata attraverso la storia può offrire spunti interessanti riguardo concetti quali l’imperialismo del dollaro e armi finanziarie di distruzione di massa”.