Silicon Valley, 2008: La band preferita di un giovane developer decide di vendere direttamente sul proprio sito web il suo nuovo album. Rallentato dalla quantità spropositata di fan attirati dall’evento, il download si blocca a metà. Ma la transazione è già partita. Ethan Diamond è frustrato.
2015: 11 milioni di transazioni e 80.000.000 $ di income sanciscono il successo di Bandcamp.com.
La storia di Ethan Diamond, già sviluppatore di Yahoo! Mail e tra i founder del progetto Bandcamp, è l’esempio di come banali seccature possano scatenare le idee più geniali e di successo. Negli ormai quasi 8 anni di attività, la piattaforma che permette un filo diretto tra gli artisti e il loro pubblico è più lanciata che mai. Dalle band affermate ai più sgangherati artisti che autoproducono litanie hipster in cameretta, su Bandcamp il proprio lavoro viene presentato direttamente al pubblico, scavalcando le classiche case discografiche che troppo spesso intrappolano i nuovi talenti in contratti capestro.
Un finanziamento nel 2010 da parte degli “angel investors” del fondo silicon-based True Ventures ha messo il turbo al progetto. La musica viene presentata in streaming gratuito, su pagina dedicata e personalizzabile, mentre l’occhio è allietato da un’interfaccia semplice e pulita. Un musicista emergente non deve più affidarsi a un team professionale per sfoderare un website come si deve.
Il prezzo della musica è deciso dall’artista (solitamente tra 5 e 10 $ per un album intero)oppure… dal pubblico: spesso infatti il prezzo parte da 0 $! Si potrà pensare che un modello di questo tipo non abbia futuro, ed invece le cifre smentiscono i detrattori. Sono stati guadagnati su Bandcamp dalla sua apertura ben 35.000.000 $. Il sito trattiene il 15% delle transazioni, offrendo in cambio features quali l’advertising su Facebook, Google SEO, statistiche real-time sull’ascolto dei brani e il 75% del prezzo pagato dai fan: percentuali da sogno, in un music business che altrove soffoca su sé stesso.
Per soddisfare nicchie di irriducibili geek, spesso si trovano in vendita non solo i formati digitali, ma anche gli intramontabili vinili, oltrechè merchandising ed ammenicoli vari. Gli artisti sono entusiasti del modello: i più famosi servizi di streaming pagano cifre piccolissime, mentre su Bandcamp più del 50% degli acquirenti offre un pagamento maggiore di quella richiesto, e sono frequenti commenti del tipo “Wish I could give you more cash”. La fortuna di Bandcamp la fanno infatti gli Appassionati con la A maiuscola, quelli che supportano attivamente i propri artisti preferiti, permettendo loro di continuare a fare musica. Un approccio oldschool che ha trovato grande apprezzamento sia da una parte che dall’altra della barricata. Pagare un tot al mese per perdersi nel mare magnum di Spotify senza avere poi nulla in mano è davvero triste.
Vuoi mettere la soddisfazione di finanziare quel nuovo talento indie-pop da Buenos Aires? E magari ricevere a casa anche un bel cd con dedica personalizzata. Perché si sa, lo streaming è comodo, ma possedere e collezionare i propri dischi preferiti, digitali o fisici che siano… non ha prezzo.