Transcendence: l’Upload della Coscienza

Transcendence, sci-fi movie diretto da Wally Pfister e uscito in Italia l’anno scorso, merita di essere rivalutato alla luce delle novità nel dibattito sull’intelligenza artificiale emerse negli ultimi tempi. Johnny Depp interpreta uno scienziato che, colpito da un proiettile al polonio-210 (e andando quindi incontro a morte breve e certa per avvelenamento radioattivo), decide di sottoporsi all’upload della propria coscienza: un intervento di ingegneria neurale per ridurre il cervello a una serie di impulsi elettrici da trasferire in un software; così l’uomo si libera dal corpo e diventa un robot immateriale, onnipresente e onnisciente, capace di manipolare il mondo replicando sé stesso all’infinito come un retrovirus pirata agganciatosi a Internet.

Sheldon Cooper, beniamino della moda geek, aveva già imitato la star di Hollywood azzardando un esperimento simile (benché assai artigianale) nella sitcom The Big Bang Theory – 2° episodio, 4° stagione (Prima TV USA, 30 settembre 2010) – ma con esiti assai meno apocalittici.

In ambito scientifico, il termine ‘trascendenza’ affiora nella fisica teorica odierna: l’uomo, qualora cominciasse a sfruttare quell’arcano 80-90% di funzioni cerebrali ancora inesplorate, riuscirebbe ad appendere il suo involucro di carne a una gruccia e a trascendere se stesso, ponendo fine alla vita organica primitiva e consegnandosi all’eternità di una scatola nera. Inoltre, la stessa idea si lega alla prassi dell’eugenetica e della nanotecnologia sperimentale che mediante rigenerazioni tissutali e protesi robotizzate condurrebbero a un potenziamento del corpo umano al fine del superamento progressivo dei suoi limiti biologici.

La Mecpse, fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione, a Parma dal 26 al 28 marzo 2015, ha esibito gli ultimi successi della sperimentazione trascendentale nell’interazione uomo-macchina: è stato possibile interagire con Nao, umanoide in grado di ballare e di rialzarsi in caso di caduta, di captare stimoli uditivi e rispondere con la sua voce; o con Orobot – parente del celebre Asimo, robot infermiere Honda del 2006 – sviluppato per assistere gli anziani in casa, capace di identificare le persone, segnalare qualsiasi evento si verifichi all’interno delle mura domestiche, rilevare intrusioni ed effettuare chiamate in videoconferenza. La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, invece, ha presentato due progetti di robotica indossabile inerenti a questo problema: WAY, un esoscheletro volto al recupero della funzionalità della mano post trauma per la presa degli oggetti; e CYBERLEGs, un innesto bionico che, grazie a una sorta di servomotore, asseconda in maniera attiva il movimento dell’arto permettendo a chi ha subito un’amputazione, di camminare, salire le scale, alzarsi con il minimo sforzo fisico.

Transcendence

I robot, oltre che per impieghi industriali o sanitari, faccende di casa, o banale intrattenimento, sono progettati per scopi strategici e militari. In molti casi, non sono tanto intelligenti – come le smart bombs sganciate dall’esercito americano in Afghanistan dopo l’11 settembre hanno dimostrato – ma ormai le big corporations fanno a gara per costruire Killer Robots sempre più efficienti e letali, che combattono a fianco di uomini che uccidono altri uomini; robot che non sono più tenuti a obbedire alle famose tre leggi della robotica introdotte da Isaac Asimov nel suo racconto breve del 1943 Runaround e poi consacrate dal bestseller I, Robot; oggi infatti sono tutelati da un mandato ufficiale diffuso dalla BBC il 21 dicembre 2006: ‘Robots could one day demand the same citizen’s rights as humans’.

Se una cooperazione virtuosa tra uomo e automa è possibile: auguri. Il dubbio inquietante che Transcendence solleva è un altro, ovvero che non ci sia più una reale differenza tra uomo e automa. La coscienza di sé la stanno acquisendo pure i robot (e forse gli umani non l’hanno mai percepita sul serio); idem per i sentimenti, positivi e negativi, o per l’esposizione all’errore (fortuito o follemente cercato). Il concetto di robot, dunque, è ambiguo tanto quanto quello di uomo; i suoi pensieri e le sue azioni ugualmente imprevedibili: l’upload della coscienza precipita in un buco nero. Basti pensare all’incidente di Germanwings: Andreas Lubitz ha perso la testa, e ha spinto il pulsante per fare schiantare l’areo; ma se Lufthansa, al suo posto, avesse assunto il micidiale voltagabbana HAL 9000 di Stanley Kubrick, le cose sarebbero andate diversamente?

In una recente intervista, Stephen Hawking risponde alla mia domanda con un’altra domanda: ‘Transcendence looks at the implications of artificial intelligence – but are we taking AI seriously enough?’.