Da qualche anno l’app per incontri Tinder ha introdotto un nuovo approccio alla vita sentimentale, più semplice e senza imbarazzi. Come funziona? Sullo smartphone compaiono le foto di possibili partner: se il dito scorre verso destra, si registra un like che permette di accedere alla chat; se il dito va nella direzione opposta, il papabile candidato a futuro compagno di vita viene scartato.
Grazie alla sua semplicità, l’intuizione alla base di Tinder si rende replicabile pressoché in tutti i campi. Infatti, due giovani sviluppatori svizzeri, Matthias Dörner e Timo Hahn, hanno pensato di creare un’app in grado di applicare il modello TInder al mercato dell’arte.

Il prodotto finale si chiama Wydr, pensato principalmente per gli artisti emergenti, e permette di divulgare le opere con il loro prezzo di vendita. Non solo Wydr da’ l’opportunità di fare pubblicità a costo zero, ma anche in modo del tutto personale, privo di influenze della critica.
Su Wydr è un affare tra l’artista e il suo pubblico, il quale premierà o meno le opere secondo i gusti personali: la popolarità, infine, non varierà il prezzo di vendita dell’opera d’arte imposto inizialmente dall’artista.
Ma quali implicazioni si celano dietro Wydr? È solo l’ennesima trovata social?
In realtà c’è molto di più. I creatori spiegano:
Inoltre, Wydr rappresenta anche un tentativo di offrire al pubblico un’alternativa all’attuale classismo che imperversa nel mercato dell’arte. I Founder, infatti, dichiarano:
A quanto pare, l’intuizione si è rivelata esatta e l’idea vincente. In pochi mesi Wydr ha raccolto oltre 50 mila utenti e migliaia di opere sono state inserite nel portale. Il pubblico, così, può costruire la propria selezione personale di opere senza l’intermediazione dei curatori: si rompe lo schema tradizionale, si rinnova e l’artista torna ad avere un contatto diretto con il suo pubblico.
Inoltre, la democratizzazione dell’arte si riflette anche sulle transazioni economiche virtuali. Su Wydr non esistono quotazioni: il prezzo dell’opera non lievita in corrispondenza del numero di like. In media si parte da un prezzo minimo di 50 euro (inclusa la commissione), ma le stime attestano che l’80% delle opere ha un prezzo inferiore a 2.500 euro perché originalità e cifre esorbitanti non vanno sempre di pari passo.
Fin qui tutto bene, ma è facile immaginare che anche i creatori di Wydr abbiano incontrato qualche difficoltà. Susan Mumford, fondatrice di un’importante società di consulenza per opere d’arte afferma:
Si prosegue, poi, con i concorrenti. Se da un lato Wydr deve fronteggiare altri siti d’asta leggendari come Saatchi Arte, dall’altro esistono altri concorrenti più simili alla neonata app come Artsy. Questi sono accomunati dal grande lavoro dei curatori nel dietro le quinte e dall’idea di offrire una consulenza al pubblico per comprare con saggezza.
Hahn e Dörner, tuttavia, sono forti della loro idea e la difendono a spada tratta: