Bucarest, un Giorno alla Fondazione Parada

La strada stretta, le macchine ammassate una sull’altra, i numeri civici che appaiono e scompaiono tra cancelloni in ferro battuto e porte rovinate dal tempo. Quando entri in Strada Bocur, a pochi passi dal centro di Bucarest, ti sembra di essere arrivato in un’altra città. Il frastuono delle vie centrali lascia spazio al silenzio del quartiere. Eppure non siamo lontani. Nonostante la cartina indichi la zona con il termine Sector 4, siamo ad appena un paio di incroci da Casa Poporului, il grande palazzo del parlamento romeno che domina lo skyline (se così si può chiamare) della capitale.

Arrivati al numero 23 si ha quasi la sensazione di aver sbagliato indirizzo. A fare gli onori di casa, però, è una piccola targa bianca affissa sul muro. “Fundatia Parada 1996”, con tanto di disegno di un clown e un paio di palle da giocoliere. Nemmeno il tempo di renderci conto di dove siamo e una voce ci accoglie dalla finestra del piano superiore. “Franco vi sta aspettando, arrivo”. Ci avviciniamo all’ingresso. Ad accoglierci è una delle beneficiarie del centro. Si chiama Alina, dimostra 15 anni e parla un discreto italiano. Dopo averci stretto la mano vigorosamente gira i tacchi e, quasi con fare scenico, ci accompagna per due rampe di scale, al grido “più veloci”. Sembra di essere in un film. Sulla parete rosa che ci accompagna nella salita, campeggia una grande scritta rossa: PARADA. Quasi a confermarti che, nonostante tutto, sei nel posto giusto.

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