Il governo degli Stati Uniti spiava il governo italiano guidato da Silvio Berlusconi nei giorni che anticiparono la caduta dell’esecutivo. Questa è l’ultima indiscrezione che emergerebbe dalle intercettazioni rese note da WikiLeaks.
“È un’inaccettabile azione di spionaggio che getta un’ombra pesante sui rapporti tra Paesi alleati. È essenziale a questo punto che l’amministrazione Usa fornisca alle autorità italiane chiarimenti convincenti sull’intera vicenda“, ha detto Laura Boldrini riferendosi allo spionaggio americano ai danni di Berlusconi nel periodo 2008-2011.
Berlusconi è stato vittima, come a suo tempo la Merkel, dello Special Collection Service (Scs), ovvero il servizio di spionaggio americano specializzato tra le altre cose a reperire informazioni direttamente attraverso le ambasciate. Noto anche come F6, l’Scs, è un’unità dell’Intelligence degli Stati Uniti d’America che opera un programma di raccolta di informazioni per la sicurezza interna ed esterna tramite intercettazioni. E’ composta da personale dell’NSA e della CIA per operazioni che vanno dalla guerra fredda alla guerra contro il terrorismo. Non siamo nell’ambito delle ipotesi complottiste, l’Scs ha il suo quartier generale su un terreno di 300 acri vicina a Beltsville, Maryland.
Nata alla fine degli anni ’70 per compiere operazioni insieme all’FBI, l’Scs, aveva lo scopo di scovare agenti del KGB infiltrati in patria o in giro per il mondo. Oggi è presente in tutte le rappresentanze diplomatiche Statunitensi ed opera nel monitoraggio informatico e telefonico delle ambasciate straniere.
Non dobbiamo immaginare agenti segreti in pieno stile hollywoodiano, gli agenti dell’Scs si infiltrano nelle ambasciate straniere come funzionari esteri, o se la copertura non regge come imprenditori. Nel nostro paese, l’Scs ha 2 nuclei operativi: Roma e Milano mentre non figurano fra gli osservati speciali paesi come la Gran Bretagna o il Canada, con cui gli Stati Uniti hanno accordi speciali di Intelligence.
La tecnologia dell’Scs consente di camptare qualsiasi segnale di comunicazione. Per quanto riguarda il lavoro di ricezione sta quasi per scomparire il classico furgoncino da spia ma ci sono degli strumenti alla James Bond parecchio interessanti come ombrelli che aprendosi fungono da antenne paraboliche. Le ambasciate americane sono provviste di una attrezzatura, camuffata ovviamente, installata sui tetti che consente di intercettare le comunicazioni.
Il giornalista britannico, Duncan Campbell, in una intervista rilasciata all’Espresso, guardando il tetto dell’ambasciata degli Stati Uniti in Via Veneto, concluse che la struttura bianca cubica fosse in realtà un camuffamento di una attrezzatura atta alla raccolta di informazioni. L’intelligence statunitense dispone di molti modi per raccogliere informazioni, una dimostrazione della sofisticatezza degli apparecchi utilizzati dalle varie organizzazioni è data dall’intercettazione dell’ambasciatore cinese che, piuttosto che rimanere in ambasciata, preferiva parlare con i suoi consulenti su una panchina in giardino. Gli ingegneri dell’NSA crearono un ramo artificiale in fibra di vetro dentro il quale misero l’apparecchiatura per poi gettarlo sotto la panchina dove si sarebbe seduto l’ambasciatore con i suoi consulenti.
Che gli Usa spiino tutti non è certo una novità, questo fa parte della mentalità statunitense. Il KGB, infatti, ha sempre preferito infiltrare agenti nei punti chiave del governo nemico. Gli Stati Uniti sono sempre stati meno bravi in questo genere di infiltrazione e quindi sono ricorsi alla tecnologia. Nella Seconda Guerra Mondiale crearono un macchinario per decifrare i messaggi che si scambiavano i giapponesi, nel dopoguerra usavano gli aerei spia U-2 e poi i satelliti. Oggi non è cambiato molto, in fondo bisogna sempre verificare che gli alleati restino tali.