Da quando il film di Sorrentino “La Grande Bellezza” ha vinto l’Oscar, non si fa che parlare di ritorno ai veri valori culturali dell’Italia e a come solo questi possano essere un modo di uscire dalla crisi. La soluzione sarebbe quindi staccarsi dai beni di consumo, e puntare invece sulle eccellenze che da sempre caratterizzano il bel Paese: musei, biblioteche, siti archeologici, architettura e artigianato.
Molti sono gli scettici, che però forse, alla luce dell’ultimo rapporto Symbola-Unioncamere dovranno ricredersi. Infatti, secondo lo studio “Io sono cultura” ogni euro prodotto dal settore ne stimola 1,67 in altri ambiti economici. Inoltre, stando alle analisi, il settore culturale muove 214 miliardi di euro, ovvero il 15.3% del valore aggiunto nazionale. E non solo: vanta anche una bilancia commerciale sempre in attivo durante gli ultimi 22 anni. Nel 2013, per la cultura, il surplus commerciale con l’estero è stato di 25,7 miliardi: secondo solo alla filiera meccanica, e ben superiore a quella metallurgica, ferma a 10,3. Non solo il settore della cultura e della creatività ha successo a livello interno, ma è incisivo anche a livello export: è infatti cresciuto del 35% raggiungendo una quota di 41.6 miliardi di euro.