La crisi in Grecia, il rialzo dei tassi da parte della Fed e il crollo del prezzo del petrolio. Questi ed altri fattori hanno influenzato l’economia mondiale nel 2015. Ma cosa accadrà nel 2016? Lo abbiamo chiesto a Paolo Balice, Presidente AIAF-Associazione Italiana degli Analisti e dei Consulenti Finanziari.
Il 2016 inizia con valori molto depressi per le materie prime, in particolare il petrolio, con una crescita più solida negli Usa, più lenta in Europa, molto incerta in Giappone. La Cina sta cercando di coniugare la crescita con un aumento dei consumi privati perseguendo quindi un benessere più diffuso, con un significativo turn around sul tema ecologico. In tale contesto continua l’atteggiamento molto espansivo delle banche centrali dell’area Euro e Giappone, con rendimenti molto bassi sui titoli governativi “core” e spread ai minimi da molti anni su alcuni paesi periferici dell’area Euro in passato sottoposti a forti pressioni.
I bassi tassi possono spingere a cercare più alti rendimenti nel mondo dei corporate bond europei e americani ma occorre operare con molta attenzione nel selezionare le singole società ed i settori , vista la crisi di liquidità che hanno patito per esempio i comparti degli high yield Usa… un tema quindi da specialisti .
I mercati azionari, secondo le stime di utile ed i valori patrimoniali ,sono più a buon mercato in Europa che negli Usa, dove le valutazioni appaiono storicamente un po’ tirate, anche se, in estrema sintesi, la governance della comunità europea del tema ” crescita economica” non è ancora cosi efficace agli occhi degli osservatori .
Inoltre le Borse si presentano all’inizio del 2016 con performance settoriali recenti molto divaricate tra energia e settori legati alle commodity da un lato e il resto dei listini dall’altro, con qualche ovvia eccezione.
Il 2016, potrebbe consolidare nuovi assetti tra i produttori di petrolio in funzione dei costi di estrazione, e si potrebbe intravedere una lenta stabilizzazione del mercato dell’oro nero nel quale poter valutare la reale capacità delle aziende del settore di adeguarsi al nuovo scenario e di produrre utili, magari invertendo il trend delle performance azionarie settoriali prima descritte.
Guardando all’Italia potremo dividere l’argomento in due:
a) il quadro macro e la capacità del sistema paese (anche dal punto di vista politico) di consolidare la ripresa, attrarre investimenti, controllare i conti pubblici pur in una ottica meno focalizzata sulla austerity degli anni precedenti. Il concetto che sembra fare breccia tra le autorità europee è che senza crescita non si ripagano i debiti pubblici elevati.
b) dall’altro in un’ottica più Micro vorremo citare i tanti temi di investimento in Borsa oltre a quello energetico, come le attese soluzioni al risiko bancario con implicazioni per banche di varie dimensioni, con ramificazione nelle trattative sul risparmio gestito, nella sistemazione dei crediti incagliati, nella silenziosa (ma non tanto) rivoluzione in corso nella “logistica” della rete commerciale. Non possiamo non citare in ultimo il nodo della grande telefonia.
Si dovrebbe su tutto questo auspicare un ritorno generale di interesse sui mercati domestici azionario e obbligazionario corporate in un contesto di rafforzamento dei canali di finanziamento tradizionali e nuovi che valorizzino l’enorme stock di risparmio esistente. Un risparmio forse oggi più propenso a valutare investimenti in economia reale dopo le delusioni patite , sia pure in ambito locale ,con il sistema bancario, con investimenti apparentemente sicuri.
Attenzione meritano in ultimo i mercati emergenti dopo il forte calo in alcune aree sia delle borse che delle valute, calo spesso legato al tema energetico o a turbolenze politiche interne in molti casi limitrofe ai tanti focolai di tensione nel mondo arabo. E’ difficile individuare un minimo di mercato ma è possibile operare una selezione delle diverse realtà economiche nazionali, dei settori e delle singole società e iniziare ad accumulare nel 2016 in un piano di medio termine, senza escludere qualche sorpresa positiva.
Un quadro quindi di luce ed ombre di rischi ed opportunità, reso forse più attraente dal basso livello dei tassi free risk in buona parte del mondo occidentale.