“Piaccia o non piaccia il governo intende andare fino in fondo” aveva dichiarato statuario solo qualche mese fa il Premier Renzi in riferimento alla normativa sul tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici contenuta nel Dl Irpef, attualmente in attesa di approvazione alla Camera.
Provvedimento, da cui il Governo non ritiene di dover esentare Via Nazionale, come specifica nell’art. 13: “La Banca d’Italia, nella sua autonomia organizzativa e finanziaria, adegua il proprio ordinamento ai principi di cui al presente articolo”. Imponendo, di fatto, l’adattamento dei compensi di Visco, attuale Governatore, al pari di quelli del primo presidente della Corte di Cassazione, l’unità di misura – nonché il limite massimo – per chi riceve stipendi a carico delle finanze pubbliche.
Entusiasmo, quello del del Presidente del Consiglio, spezzato oggi da l’altolà della Banca centrale europea in un parere firmato dal presidente Mario Draghi. L’Eurotower, oramai vessillo delle politiche di austerity, monita a difesa dell’indipendenza di Bankitalia, ricordando che gli Stati membri dell’Unione “non possono tentare di influenzare i membri degli organi decisionali di una banca centrale” approvando norme che “incidano sulla loro remunerazione”.