La storia di Maria Sebregondi ha mille sfaccettature, sia professionali che personali. Il quotidiano di Monaco di Baviera l’ha ribattezzata Mamma Moleskine, ma questa è solo una piccola porzione della sua personalità spumeggiante Made in Italy.
Queste le sue parole sull’infanzia a casa con la madre, editor e graphic designer. La sua giovinezza, poi, si alterna tra letteratura ed editoria, sempre con una forte sensibilità per gli elementi visivi, caratteristica peculiare della sua famiglia.
Tra le vie di Parigi con un taccuino nero
La sua carriera professionale, inizialmente, si orienta verso la sociologia e la traduzione: le sue incredibili conoscenze linguistiche le permettono di diventare traduttrice dal francese di Marguerite Duras, scrittrice e regista, e Raymond Queneau, scrittore e drammaturgo.
I viaggi nella Ville Lumière sono sempre più frequenti negli anni Ottanta: ed è proprio in questi soggiorni che Maria Sebregondi entra in contatto con alcuni taccuini neri, perfetti per prendere appunti, fissare su carta i pensieri e i ricordi dei viaggi. Questi piccoli quadernini sono prodotti da una piccola azienda francese sin dagli anni Cinquanta dell’Ottocento e distribuiti nelle librerie parigine. I suoi clienti più affezionati sono tra i più famosi: Picasso, Hemingway, Van Gogh, giusto per citarne alcuni. La Sebregondi diventa presto una cliente affezionata di una cartoleria in rue de l’Ancienne Comédie, la stessa che riforniva il grande scrittore e viaggiatore Chatwin. Lui stesso è responsabile del nome Moleskine, dalla somiglianza tra il materiale della copertina del taccuino e la pelle della talpa (mole in inglese significa talpa e skin pelle, ndr): .
Tuttavia, nel 1986, dopo due secoli di attività, l’ultimo produttore dei quadernini chiude i battenti e la giovane Sebregondi non riesce a trovare più una Moleskine: a lei piace pronunciare il nome alla francese, al femminile.
La vacanza rivoluzionaria e la creative class
Arriva l’estate del 1994 e Maria Sebregondi si trova su una barca diretta in Tunisia:
Racconta lei stessa.
Ma facciamo un passo indietro: il fenomeno dirompente di quegli anni si concretizza nella formazione di una stretta relazione tra il lavoro e la vita privata, tra gli interessi personali e le necessità professionali. Una nuova nicchia a livello mondiale si fa largo nel mercato: gli anni Novanta rappresentano una svolta nell’economia, un cambiamento che permette di valorizzare i talenti, la creatività e il patrimonio di conoscenze. Sono gli anni durante i quali si inizia a parlare di creative class, i professionisti creativi, un gruppo di persone disposte a sfruttare la globalizzazione per dare risalto alle proprie passioni senza rinunciare alla carriera.
In quegli anni Maria Sebregondi è una libera professionista e proprietaria di uno studio di concept design e comunicazione strategica. I suoi compagni di viaggio per la Tunisia sono Francesco Franceschi, imprenditore dell’azienda “Modo e Modo”, e Fabio Rosciglione, responsabile commerciale. Grazie alle chiacchierate sotto il sole tunisino, i suoi amici le chiedono un’idea per i nuovi viaggiatori colti: la Sebregondi non può fare a meno di pensare ai quadernetti francesi perduti negli anni Ottanta.
Moleskine, dalla tradizione al cult
L’azienda di Franceschi, in quel periodo, ha già iniziato alcuni esperimenti dedicati al nuovo segmento di mercato, uno dei quali è la t-shirt letteraria disponibile nelle librerie.
Finita la vacanza in barca, Maria Sebregondi inizia a lavorare a un’idea di kit per il nomade contemporaneo. Lei stessa racconta:
Sulle spalle dei giganti
È da qui che inizia la nuova vita di Maria Sebregondi, una manager di successo di un marchio interamente italiano in continua crescita e una redditività invidiabile: con oltre 20 milioni di pezzi venduti per un fatturato di quasi 150 milioni di euro nel 2016. I valori alla base del nuovo marchio ruotano attorno a poche indispensabili direttrici.
In primo luogo, la distribuzione: deve avvenire esclusivamente nelle librerie, per valorizzare la cultura accademica e rinnovarla, aprendola a un diverso modo di intrattenimento. La scelta strategica, infatti, è mirata a incontrare la domanda giusta, quella del nomade contemporaneo. Infine, la qualità maniacale: dalla legatura a mano all’elastico, dalla grammatura della carta al lancio senza pubblicità. È curioso, infatti, come abbiano deciso di entrare nel mercato senza alcuna strategia di comunicazione, facendo affidamento unicamente sulla storia parigina pregressa e sull’essenza cult del prodotto. Il nuovo taccuino Moleskine, infatti, non è un semplice restauro di un prodotto francese:
Non solo l’intuizione era giusta allora, negli anni Novanta, ma vale anche oggi, nel 2017: in un mondo invaso dalla tecnologia, la Moleskine è ancora una delle aziende più redditizie.
Tuttavia, dentro quel taccuino c’è una forte componente nostalgica, che richiama direttamente alla Parigi di fine Ottocento.
Verso il futuro con la saggezza del passato
Ma non finisce qui, Maria Sebregondi è perfettamente consapevole che un’azienda, ormai quotata in borsa e tra le preferite nel range di acquisti di professionisti e studenti, ha necessità di attività collaterali per mantenere un profilo alto. Perciò, la forte convinzione di creare una continuità tra analogico e digitale si riversa anche nei nuovi lanci della Moleskine: dal nuovo concept di cafè letterario, con il Moleskine Cafè, alla collana di libri dedicata alla celebrazione dell’opera dei graphic designer.
Tutta la diversificazione operata dall’azienda fondata dalla Sebregondi ruota attorno a quel sistema valoriale costruito negli anni Novanta e che si rivela ancora attuale.
Maria Sebregondi, oggi, è la direttrice del brand, ma soprattutto è colei che ha scommesso il tutto per tutto e ha vinto: