Smartweek Racconta Peggy Guggenheim, Collezionista Passionale e Donna Indomabile

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Quando si pronuncia il cognome Guggenheim è immediato pensare alla rinomata struttura di Bilbao, che ospita tra le più importanti opere di arte contemporanea. Quando io sento quel cognome altisonante penso solo a una persona, Peggy Guggenheim.

La forza che ha dimostrato e la sua capacità di distinguersi nella folla mi hanno sempre attratta come una calamita, ma ho finalmente compreso qualcosa di più su questa eccezionale donna nel momento in cui ho varcato la soglia della Peggy Gugghenheim Collection, la sua casa museo di Venezia.

Gli albori e i viaggi

Sin dalla sua nascita, nel 1898, Marguerite Guggenheim (questo il suo vero nome, ndr) vive circondata da persone facoltose. Suo padre, Benjamin Guggenheim, proviene da una famiglia arricchitasi attraverso l’estrazione e la lavorazione dei minerali. La madre, Florette Seligman, è discendente di una delle più importanti dinastie di banchieri americani. Nonostante questo possa far pensare a una vita facile e ricca di agi, le difficoltà iniziano nel 1912, quando il padre perde la vita da eroe durante la tragedia del Titanic.

Nel 1919 arriva la completa libertà, specialmente dal rapporto ostile con sua madre: al compimento della maggiore età può finalmente entrare in possesso della sua eredità. Purtroppo la cifra è inferiore rispetto agli altri parenti a causa della gestione poco oculata del padre durante i viaggi a Parigi. Decide, così, di crearsi la sua piccola fortuna. Comincia a lavorare in una libreria di New York, che le permette di entrare in contatto con le avanguardie artistiche e con Laurence Vail, pittore dadaista e suo futuro marito.

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I salotti e gli amori

Un altro tassello della sua libertà conquistata è il viaggio. Peggy Guggenheim ama conoscere, scoprire, avventurarsi. Durante il suo primo viaggio si sposta dalle Cascate del Niagara fino al confine tra Stati Uniti e Messico. Ma se dobbiamo datare il primo viaggio che getta le basi per la crescita professionale e spirituale della Peggy Guggenheim che conosciamo oggi, è certamente l’Europa nel 1921.

L’introduzione di Peggy Guggenheim nell’ambiente artistico avviene grazie alle conoscenze di suo marito: iniziano così i primi contatti con la Parigi bohémienne e il circolo degli espatriati, che dureranno per tutta la sua vita. Tra questi, la scrittrice Natalie Barney e lo scultore rumeno Constantin Brâncusi. È un periodo florido, Peggy Guggenheim gira di salotto in salotto al fianco di suo marito, ma è anche una fase tormentata per il cuore della giovane stella nascente. Siamo nel 1928 e arriva il divorzio da Vail, da cui ha avuto Sinbad e Pegeen, insieme a un periodo di intensi spostamenti tra Londra e Parigi. Vail non è più l’uomo adatto all’animo ribelle e anticonformista della Guggenheim poiché John Holms, uno scrittore inglese alcolizzato, l’ha stregata a Saint-Tropez. Purtroppo, però, Peggy Guggenheim è costretta a dirgli addio solo cinque anni dopo, a causa di un attacco cardiaco che lo uccise a seguito di un intervento.

Guggenheim Jeune e la Seconda Guerra Mondiale

Nel 1938 Peggy risorge dalla perdita dell’amore della sua vita e decide di dedicarsi a se stessa, professionalmente e spiritualmente. Insieme al poeta Jean Cocteau, apre una galleria d’arte a Londra, la Guggenheim Jeune: è a 40 anni che inizia la sua carriera professionale, un percorso che la porterà a diventare una delle più influenti personalità del panorama artistico del dopoguerra. La scelta di orientarsi verso l’arte contemporanea è frutto dei consigli di Samuel Beckett, scrittore e caro amico, mentre il pittore Marcel Duchamp la introduce a diversi artisti e le fa da mentore nel riconoscere “la differenza tra l’arte astratta e surrealista”. Grazie a loro, la Guggenheim Jeune espone artisti emergenti come Kandinskji e Tanguy, ma anche personalità celebri dell’epoca tra cui Pablo Picasso.

L’anno seguente la Seconda Guerra Mondiale è alle porte, il mondo si prepara a un massacro razziale senza precedenti. Il terrore e l’odio si diffondono a macchia d’olio in ogni angolo del pianeta.

Peggy Guggenheim è ebrea, è consapevole della linea politica di Hitler, convinto di poter purificare il mondo per salvaguardare la razza ariana. Ma è anche una donna ribelle e indomabile, saggia e noncurante, visionaria e passionale. È da queste forze che nasce l’idea di trasformare la Guggenheim Jeune in un vero e proprio museo: acquista molte opere avanguardiste, tra cui quelle firmate da Salvador Dalì e Piet Mondrian. È il periodo del leggendario

Tuttavia, c’è solo una cosa che ferma il suo progetto in Europa: l’avanzata dell’esercito tedesco verso Parigi. A questo punto non ha più scelta e rientra a New York dalla madre nel 1942.

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Art of This Century: a New York tutto è possibile

Sicura delle idee maturate tra Londra e Parigi, le realizza nella Grande Mela: inaugura la galleria d’arte Art of This Century (lett. L’arte di questo secolo, ndr). Crede in artisti come Jackson Pollock, definito la sua più grande scoperta, e diventa loro mecenate e li mette in contatto con gli avanguardisti europei. Sulla sera dell’inaugurazione Peggy Guggenheim scrive:

“Venezia è sempre stata la città dei miei sogni”

Il suo egregio lavoro di New York la appaga, la soddisfa; ma il suo cuore è in Europa. È il Vecchio Continente la sua vera casa; così, al termine del conflitto mondiale, Peggy Guggenheim si trasferisce a Venezia, dove la sua personale collezione di opere d’arte viene esposta per la prima volta al pubblico durante la XXIV Biennale nel 1948. Nell’esposizione sono presenti opere cubiste, astratte e surrealiste: è la più esauriente e coerente descrizione del modernismo mai vista in Italia prima d’ora.

Nello stesso anno acquista Palazzo Venier dei Leoni, l’attuale sede di Venezia della Peggy Guggenheim Collection. Vi trasferisce tutta la sua collezione coltivata negli anni e apre la sua dimora al pubblico a partire dal 1949. In un vecchio nastro di registrazione, Peggy Guggenheim afferma:

Vent’anni più tardi, le opere della collezione volano temporaneamente a New York per essere esposte nel museo dello zio Solomon, il Guggenheim Museum. In seguito, decide di donare i capolavori artistici alla fondazione dedicata a Solomon Guggenheim, dopo che il Comune di Venezia ha declinato l’offerta. La vita di Peggy Guggenheim è agli sgoccioli, si spegne all’età di 81 anni il 23 dicembre 1979, dopo aver vissuto intensamente una vita grandiosa.

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Chi è Peggy Guggenheim?

Forte e indomabile, la Guggenheim ha trascorso gran parte della sua esistenza a scoprire talenti, credere nelle persone quando nessuno lo faceva, essere il trampolino di lancio per artisti promettenti e poco considerati. Ha dimostrato quanto può essere potente la fiducia nel prossimo, ma anche una buona dose di contatti.

Generosa e visionaria, ha aperto le porte della sua casa a molti artisti, come Tancredi Parmeggiani, al quale di recente è stata dedicata una retrospettiva proprio nella sede della Peggy Guggenheim Collection. È stata una calamita per chiunque partecipasse al fermento artistico dell’epoca, sfidando pregiudizi razziali, confini nazionali e le riserve della famiglia.

Ciò che lascia stupiti di Peggy Guggenheim è la sua capacità di emergere in ogni circostanza. Vive la tragedia del Titanic nel 1912, affronta a testa alta e da ebrea la Seconda Guerra Mondiale, viene esposta alla Biennale di Venezia e vola via tra i venti dei rivoluzionari Anni Settanta.

Mi ricordo che, entrando nella Peggy Guggenheim di Venezia, ho avuto come la sensazione che una parte di lei non fosse mai andata via. La disposizione delle opere è fedele a quella che aveva deciso lei ai tempi dell’allestimento; le foto, i divani e i corridoi fanno sentire ancora la sua presenza. In ogni suo acquisto si vede la passione per l’arte, la determinazione di voler lasciare un segno, la volontà di concedere delle chance, così come la vita le aveva concesse a lei facendola nascere in una famiglia facoltosa. Si respira l’amore: per l’arte, per Venezia, per i suoi artisti, per tutti coloro che hanno varcato la soglia della sua casa. E credo che questa sia la più bella eredità che una persona possa lasciare.