Si incontrano sul luogo di lavoro, presso la società informatica Yahoo!, per poi diventare i fondatori dell’app da 19 miliardi di dollari per la messaggistica istantanea: WhatsApp.
Dietro alle conversazioni, il servizio di chiamate tramite la rete Internet e lo scambio di immagini e video a costo quasi zero, ci sono due menti geniali: Jan Koum e Brian Acton.
Inizi ribelli e Yahoo!
Il primo nasce nella Kiev degli anni Settanta e, solo nei primi anni Novanta, si trasferisce in California con la famiglia a causa del fermento politico e il clima antisemita cresciuto in patria. In America studia informatica presso la San Jose State University, dove unisce la sua indole ribelle alle sue competenze tecniche: si unisce a un gruppo di hacker americani, woowoo, attraverso la chat virtuale Efnet, si introduce nei server della Silicon Graphics, azienda per lo sviluppo di terminali grafici. Infine, nel 1997, durante un’esperienza lavorativa nella società di consulenza Ernst & Young, viene assunto da Yahoo! come supervisore del sistema pubblicitario aziendale.
Brian Acton, invece, americano di nascita, approda nell’azienda informatica dopo una brillante carriera presso il colosso della tecnologia Apple. Il suo ingresso in Yahoo! avviene quasi in contemporanea con il collega ucraino, alla fine degli anni Novanta, nella divisione di ingegneria delle infrastrutture.
Per quasi dieci anni, la loro vita si svolge tra le mura fisiche del motore di ricerca virtuale, dove vivono tutti gli alti e bassi della società. Sono gli stessi anni in cui Acton investe nel boom delle dotcom (azienda che opera in Internet, ndr) e perde milioni di dollari. È il 2007, quando lasciano il loro lavoro d’ingegneria e si prendono un anno sabbatico per viaggiare nel Sud America e inviare una candidatura a Facebook. Entrambi vengono respinti.
afferma Acton.
Poi arriva l’idea
Il processo d’incubazione di un’idea imprenditoriale inizia nel 2009, quando Koum acquista un iPhone, smartphone della Apple, e realizza che l’App Store, nato da appena sette mesi, era sul punto di immettere nel mercato un nuovo settore di app.
Quindi si reca da un suo amico russo, Alex Fishman, il quale afferma:
Perciò, Koum inizia a maturare il progetto di un’applicazione, inizialmente pensata per il sistema operativo Apple, con un nome ibrido tra App e l’espressione inglese What’s up? (lett. “Come va?”, ndr).
A questo punto, l’intuizione è definita, il mercato è attrattivo, mancano solo le competenze tecniche. Koum ha le capacità di gestire il terminale, ma necessita di uno sviluppatore. Fishman, in questo caso, è la persona cruciale perché mette in contatto i due ingegneri informatici con Igor Solomennikov, che diventerà esecutore materiale dell’app.
Il lancio disastroso e Apple
Arriva il 24 febbraio 2009, quando si propongono sul mercato con la loro attività imprenditoriale: fondano la società WhatsApp Inc in California per lanciare il loro servizio di messaggistica istantanea. Stabiliscono il quartier generale in un edificio dismesso nei pressi della ferrovia, un ex ufficio dei servizi sociali.
I codici per il programma dell’app non sono ancora pronti, gli sforzi principali sono concentrati nella sincronizzazione tra l’app, i numeri di telefono a livello mondiale e i vari prefissi. Ecco perché i primi giorni successivi al lancio si rivelano un disastro a causa di chiusure e blocchi improvvisi; problemi che creano grandi tensioni nel duo al punto da rischiare una separazione definitiva.
Il giro di boa arriva grazie all’aiuto di una terza parte, Apple, che introduce nel giugno 2009 le notifiche push (il messaggio perviene al destinatario senza che questo debba effettuare un’operazione di scaricamento, ndr), che permette a ogni utente di ricevere aggiornamenti in tempo reale sul cambiamento di stato della propria rubrica.
Doppia spunta per caso
La messaggistica istantanea arriva per caso. Fishman racconta:
Inoltre, Koum interviene:
E in effetti, Koum e Acton hanno tra le mani qualcosa di più di una semplice app di messaggistica. Sono protagonisti di un cambiamento radicale delle abitudini, del modo di comunicare tra le persone, della percezione modificata delle distanze.
Tutto ciò è un movimento latente nel mercato, ancora invisibile, ma i due neo imprenditori si ritrovano tra le mani qualcosa che avrebbe cambiato la tecnologia. Lo stato dell’arte nel settore delle app di messaggistica è circoscritto, in questo momento, solamente al servizio gratuito dell’azienda BlackBerry. Google e Skype sono attori forti sul mercato, competitor di dimensioni enormi con cui confrontarsi. Tuttavia, WhatsApp ha qualcosa che loro non hanno: l’accesso si effettua con il numero di telefono. Infatti, il rilascio della versione 2.0 della nuova app di Koum e Acton porta nell’azienda 250 mila utenti.
WhatsApp 2.0
La doppia spunta diventa uno dei simboli distintivi di WhatsApp che, grazie a Internet, elimina i confini imposti dai tradizionali SMS e MMS. Quindi, gettate le basi per un business solido e florido, gli investimenti diventano più attrattivi e si definiscono i ruoli: Koum risulta l’azionista di maggioranza, dal momento che Acton si unisce al team solo dopo nove mesi; gli impiegati, invece, partecipano al rischio societario per l’1%.
Così, si definiscono le condizioni per estendere il servizio di WhatsApp anche agli altri sistemi operativi, specialmente Android: entra nella squadra Chris Peiffer, vecchio amico di Koum, per sviluppare una versione compatibile con il BlackBerry. Il neo assunto ricorda:
Ma Koum ribatte:
E ha ragione, entro il 2010 WhatsApp guadagna 5 mila dollari al mese e riesce a coprire le spese: inoltre, i due Founder adottano la strategia di imporre sul mercato un prezzo simbolico a intermittenza al fine di accelerare il processo di crescita della società. È il 2011 e il nuovo servizio di messaggistica istantanea made in California viene inserito tra le 20 top app dell’App Store: WhatsApp è ufficialmente diventato virale, al punto da toccare i 200 milioni di utenti attivi entro il 2013. Gli investitori sono sempre più convinti, ma è Jim Goetz di Sequoia Capital, impresa di venture capital, a scommettere una fiche da 8 milioni di dollari sull’applicazione.
Gli scherzi del destino: Facebook rileva WhatsApp
È buffo quanto il destino possa essere ironico, quanto certi luoghi e alcune strade si incrocino nei momenti più inaspettati. Nelle vite di Acton e Koum uno degli scherzi più divertenti ha il nome di Mark Zuckerberg.
Dopo essere stati rifiutati in un colloquio per lavorare da Facebook, è proprio il social network più famoso sul mercato a offrire 19 miliardi di dollari per acquistare WhatsApp. I due imprenditori accettano a una condizione: rimanere fedeli alla strategia di comunicazione imposta all’inizio dell’avventura.
Gli utenti aumentano a oltre 900 milioni evengono introdotte le chiamate vocali, eppure gli investimenti nella comunicazione rimangono esigui. Acton afferma:
Questa nuova simbiosi non solo ha permesso a Facebook di permeare nel tessuto europeo in così poco tempo, ma anche a WhatsApp di sfondare in America:
continua Acton.
C’è chi la chiama rivincita, chi invece pensa sia una grande soddisfazione: Acton e Koum sono il genere di imprenditori che sono rimasti concentrati sulla loro attività. Nell’arco di otto anni non hanno ceduto al fascino del marketing, hanno sempre preferito offrire un miglioramento del servizio invece di un abbellimento della facciata. E questo fa di Acton e Koum delle figure da imitare.