Nel Settecento Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, era indubbiamente la donna più potente e ricca di Francia. Tra le camere della reggia di Versailles, viveva nel lusso più sfrenato e dominava una nazione florida. Col tempo, le sfere del potere si sono modificate, contaminandosi sempre più con l’economia. Perciò, se si vuole andare alla ricerca della nuova Maria Antonietta, è necessario osservare con attenzione quelle donne che occupano dei ruoli apicali nelle più grandi e potenti aziende del mondo. Tra queste, il posto d’onore va a Liliane Bettencourt, ritenuta da Forbes la donna più ricca del 2017 con un patrimonio netto di 39,5 miliardi di dollari.
La vita privata
Parigi è la sua casa dal 1922, quando apre gli occhi a Eugène Schueller, imprenditore francese e fondatore dell’attuale multinazionale di cosmetici L’Oréal. Figlia unica, cresce al fianco del padre a causa della perdita prematura della madre, Louise Madeleine Berthe, nel 1927.
La sua avventura nell’impresa di famiglia inizia precocemente, quando la quindicenne Liliane Bettencourt entra in L’Oréal come apprendista nel reparto mix degli shampoo.
Subito dopo il Secondo conflitto mondiale, convola a nozze con il politico francese André Bettencourt, dal quale eredita il cognome. Ministro del governo e pronto a entrare nei seggi del potere dell’azienda di Schueller, il neo marito della Bettencourt ha un passato alquanto tormentato. Membro di La Cagoule, un gruppo violento di stampo fascista fondato negli anni Trenta dallo stesso suocero: in seguito agli arresti dei partecipanti durante il 1937, lui si salva grazie al rifugio donatogli dalla L’Oréal. Dopo soli due anni dalle nozze tra Liliane e André Bettencourt nasce una figlia, Françoise, adesso scrittrice e membro del board della multinazionale di cosmesi.
Numero uno nella Francia sessantottina
Gli anni volano e nel 1957 muore il Eugène Schueller, lasciando in eredità alla figlia l’azienda di famiglia, ormai avviata verso un glorioso futuro. In qualità di principale azionista, Liliane Bettencourt dimostra subito una lungimiranza e una visione economica sorprendenti. Si prospetta, quindi, una situazione insolita: inizi degli anni Sessanta in una Francia fermamente convinta dell’inferiorità del genere femminile rispetto a quello maschile, che prepara il terreno per le rivoluzioni sessantottine e lo svecchiamento della classe politica, da dieci anni sotto la guida del Generale Charles De Gaulle. Inoltre, alla guida di una delle aziende più importanti sale Liliane Bettencourt, una donna forte, indipendente e potente dalla nascita.
Tra i primi ostacoli da affrontare c’è la quotazione in borsa di L’Oréal: è il 1963, e l’azionariato originariamente posseduto dalla Bettencourt si diversifica, nonostante lei detenga la quota maggioritaria. Solo dieci anni più tardi, la Francia va alle urne per votare il nuovo Presidente: per L’Oréal è un momento critico a causa della crescente preoccupazione della nazionalizzazione dell’azienda. Ma la Bettencourt è astuta e riesce ad anticipare ogni mossa: decide, così, di cedere il 3% delle sue quote alla Nestlé, multinazionale svizzera nel settore dell’alimentare, con la quale riesce a lavorare di comune accordo. Attualmente, l’azionariato è composito, formato da: 27,5% a Liliane Bettencourt, 26,4% a Nestlé, 42,2% sul mercato e il residuale 3,9% appartiene al ministero del tesoro francese. In questo modo, la società rimane sempre nelle sue mani, ma parte dei fondi derivano dal mercato.
Parola d’ordine: diversificare
L’indirizzo strategico e imprenditoriale di Madame L’Oréal risponde a un’unica parola: diversificazione. I vari accordi siglati nel tempo le hanno permesso di dominare il mercato mondiale della cosmetica, dalle fasce di età più giovani alle persone più avanti con l’età. Ma non finisce qui, la diversificazione non si limita ai prodotti di bellezza: il suo infallibile intuito per gli affari la conduce anche nel mondo della ristorazione con la sua catena di ristoranti “le pizze di mamma Liliane”, nello sport con una squadra di calcio e nel settore degli spirits con una vodka che porta il suo nome, “Pure Wonder-bettencourt-Francia”.
Certa del successo imprenditoriale, la numero uno di L’Oréal si dedica anche alla filantropia. Nel 1987, infatti, fonda con la sua famiglia la Bettencourt Schueller Foundation, mirata a supportare e sviluppare nuovi progetti in campo medico, culturale e umanitario: più della metà del suo budget milionario è destinato al finanziamento dell’educazione e della ricerca scientifica, un terzo ai progetti sociali e il restante 12% alla cultura e alle arti. Inoltre, istituisce il premio Liliane Bettencourt Prize for Life Science, che destina 250 mila euro ai migliori ricercatori biomedici under 45 d’Europa.
Scandali, che passione
Come tutte le persone potenti, gli scandali sono sempre dietro l’angolo e la Signora L’Oréal è ben allenata a gestirli. Il più famoso è l’”affaire Bettencourt” avvenuto intorno al 2007. Inizia tutto quando, nel 2007, Liliane Bettencourt nomina il fotografo e caro amico François-Marie Banier unico erede. Françoise Bettencourt lo accusa, perciò, di approfittare della salute cagionevole della madre per ricavarne un profitto. Da quel momento, l’intreccio si infittisce con registrazioni clandestine e presunte evasioni fiscali. A peggiorare il quadro già abbastanza oscuro, c’è l’accusa di finanziamento illecito a favore dell’allora Presidente Sarkozy. Solo nel 2010, la figlia della Bettencourt ritira la denuncia nei confronti del fotografo, ma la rimanente nebulosa di accuse e scandali rimane in piedi e vede le autorità impegnate in numerose indagini.
In seguito, la salute sempre più instabile di Liliane Bettencourt è il movente perfetto per gli avventori che ambiscono al suo posto all’interno della L’Oréal. Capofila degli ambiziosi è sempre la figlia che, nel giugno 2011, presenta in tribunale un’istanza per dichiarare la madre incapace di gestire il suo patrimonio e l’azienda. A questo punto, l’avvocato della numero uno della multinazionale dichiara:
poiché il giudice ha autorizzato la formazione di un comitato per la protezione dei membri della famiglia e del patrimonio. Secondo la decisione della corte, Madame Bettencourt non può nemmeno scrivere o modificare il proprio testamento.
Nonostante ciò, adesso Liliane Bettencourt ha quasi 95 anni, soffre di demenza senile, ma è riuscita a svicolarsi dalle grinfie di una figlia avida e meschina per ritornare in auge al posto che il padre, nel lontano 1957, le ha lasciato in eredità. A dispetto di tutte le persone che hanno tentato di vincerla, lei ha un asso nella manica: il talento, la forza di una donna che ha sfidato i tempi e li ha battuti, la caparbietà di credere sempre nel suo istinto infallibile, negli affari come nella vita.