In un recente studio del Social Psychiatry and Psychiatric Epistemology sono state analizzate le occupazioni che hanno più probabilità di causare l’insorgenza di una depressione fra i lavoratori. Se pensavate che i lavori meno a rischio fossero quelli più qualificati, stimolanti e socialmente riconosciuti, vi sbagliate. Lo studio, condotto in Pennylsava su un campione di 244.00 lavoratori occupati in 55 settori differenti, ha dimostrato infatti che tra le occupazioni maggiormente a rischio, ci sono ad esempio quelle nel campo dei servizi legali, dell’editoria e le professioni sanitarie, mentre tra quelli meno a rischio si trovano il settore metallurgico e minerario. Un precedente studio ha inoltre dimostrato che non esiste alcuna correlazione fra lo stipendio medio di un settore industriale e la probabilità di insorgenza di una malattia depressiva fra i suoi impiegati.
Queste analisi oltre che essere rilevanti da un punto di vista medico, sono importanti anche da un punto di vista economico: risulta infatti centrale calcolare la produttività persa a causa dell’insorgenza di una malattia mentale, strettamente connessa alla tipologia di lavoro. Uno studio ha infatti rilevato, che il costo della produttività persa è pari a USD 83 miliardi, comparabile alla spesa generata dalla cura di malattie come cancro e patologie cardiache.