Il RobecoSAM Corporate Sustainability Assessment (CSA) giudica all’incirca 3.000 compagnie ogni anno. È una delle più estese valutazioni finanziarie delle performance aziendali dal punto di vista della sostenibilità, e probabilmente la più accurata, visto che in base ai risultati del CSA si definisce il Dow Jones Sustainability Index.
La prima versione del CSA è stata definita nel 1999 e proposta a 2.000 compagnie: 227 società sparse in 22 paesi accettarono di sottoporsi alla valutazione, che all’epoca riguardava principalmente la metodologia con cui venivano affrontati i rischi legati alla sostenibilità. Quest’anno le società coinvolte sono state 864, da 42 paesi diversi.
Oggi la valutazione punta a considerare tutti i fattori che costituiscono il cuore strategico della compagnia, e quindi che ne definiscono il valore: la capacità di innovare, di attrarre talenti, di migliorare l’efficienza, di interagire con altri settori, la trasparenza finanziaria, fiscale e di governance, la tendenza a sottoporsi ad audit esterni, la gestione degli stakeholder e dell’impatto sociale, oltre che tutti i temi possibili legati all’impatto ambientale (Co2, rinnovabili, acqua, materie prime etc.)… l’elenco potrebbe continuare ancora.
La validità del CSA sta in gran parte nella costanza con cui i criteri di valutazione si sono evoluti nel tempo, aumentando costantemente e rendendo il sistema di valutazione sicuramente più oneroso per le società che accettano di affrontarlo, ma obiettivamente aggiornato e adeguato a ottenere il proprio scopo.
Come risultato della valutazione le aziende possono ricevere l’etichetta “gold” (se rientrano nel primo 1% della classifica) ed essere quindi “industry leader”, “silver” (1-5%) o “bronze” (5-10%). Infine, la società del primo 15% che ha migliorato di più la propria performance rispetto all’anno precedente è “industry mover”, fonte di innovazione per il settore.
Le compagnie valutate quest’anno appartengono a 59 diversi settori, e quello più rappresentato è quello della carta (44 aziende), seguito da hotel, elettrodomestici, costruzioni, confezioni, tabacco, bevande, industria chimica, elettronica e servizi professionali (37). Si può dire quindi che questi sono i settori in cui mediamente la gestione del tema sostenibilità è più avanzata.
Nel 2015 11 società italiane hanno partecipato al CSA, due in meno dell’anno scorso, e di queste solo Terna è stata classificata come “gold”. Enel, Telecom Italia, Snam e Pirelli hanno ricevuto una valutazione “silver”; Altantia, Finmeccanica e Intesa Sanpaolo “bronze” e Unicredit, Italcementi ed Eni non sono rientrate nemmeno nel terzo gruppo.
È interessante considerare la distribuzione geografica delle società coinvolte, perché permette di valutare la sensibilità di un paese al tema della sostenibilità: in Sud America per esempio hanno partecipato solo aziende provenienti da Brasile, Colombia e Cile, e in tutto erano solo 23. I paesi con più aziende valutate “gold” sono gli Stati Uniti (10) e la Francia (9), anche se è bene tener presente che le società americane partecipanti erano più del doppio delle francesi. A sorpresa, segue la Corea del Sud, con 39 partecipanti e ben 8 gold industries: meglio di Giappone, Australia, Germania e UK.
Gaia Cacciabue per SpazioEconomia