SmartAnalytica nasce dall’idea di poter offrire al lettore una panoramica sintetica (snapshot) dei fatti salienti della settimana in ambito geopolitico e macroeconomico, in modo da catturare i trend essenziali dei poteri economici e politici mondiali. Inoltre, accostando all’elemento di cronaca una profondità critica di analisi, la rubrica integra all’aneddotica giornalistica il modello di reportistica di società non governative e think tank, in modo da accostare insieme temi, pensieri e azioni che possono sembrare disgiunte, ma che infine fanno parte di un unicum all’interno del mondo finanziario e delle relazioni internazionali. SmarAnalytica costituisce l’appuntamento fisso per curiosi e specialisti determinati ad approfondire, in un’ottica alternativa ma coerent,e gli avvenimenti più significativi della settimana in ambito global, per rimanere al passo con gli l’andamento dei poteri forti, senza tralasciare il pensiero critico di uno sguardo innovativo sul mondo.
Via libera all’escalation
10 segnali di avvertimento in 5 minuti, questo il monito del’esercito turco alle forze aeree russe che settimana scorsa hanno violato lo spazio aereo sopra il confine con la Siria. Un atto deliberatamente forzato quello dei piloti russi, che hanno evidenziato nuovamente, oltre alla schizofrenica e impulsiva condotta di Erdogan che ha abbattuto il secondo mezzo aereo russo a distanza di poche settimane, (il primo bersaglio fu un drone, quindi privo di pilota) anche l’inefficacia e l’impatto limitato dell’intervento russo in Siria, che non riesce a confermarsi all’altezza degli standard imposti dalla comunità internazionale. Tuttavia, la Turchia ha fatto presente all’ONU tramite una serie di documenti declassificati che almeno in altri 5 casi il suo spazio aereo era stato violato impunemente. La questione spinosa dunque di questa diatriba diplomatica, militare ed economica risiede intorno alla possibilità che le due potenze coinvolte si sarebbero potute comportare diversamente.
Secondo l’Hoover Institution Research, una think tank, la Russia avrebbe assunto un’atteggiamento provocativo negli ultimi due anni volto a testare la capacità difensiva dello spazio aereo degli alleati NATO, con incursioni sia in Gran Bretagna, sia in Norvegia. I ricercatori americani continuano affermando inoltre che Putin avrebbe messo in atto queste operazioni per sfruttare dalla sua un’escalation di toni che inizia con dichiarazioni di “accoltellate alle spalle”, e che culmina nel decretare il divieto di assunzione di cittadini di origine turca a partire da Gennaio 2016. Inoltre, il ministro degli esteri Lavrov ha sospeso la visa-free policy verso il paese, impedendo ai turisti russi di raggiungere facilmente la Turchia: secondo Reuters, circa il 12% dei turisti nel paese è composto da viaggiatori russi. Ma un’escalation sembra improbabile se si tiene in considerazione che gli exports verso la Turchia, di cui principalmente gas per circa $10mld non saranno alterati in seguito alle tensioni. Nel frattempo, Il corrispondente per il Washington Post a Mosca ha confermato che la polizia ha iniziato a sequestrare prodotti turchi e a estradare imprenditori turchi risiedenti in Russia.
Inoltre la Turchia, che sempre ha goduto dello status di ultimo baluardo della NATO verso oriente, soffre particolarmente sotto l’accusa di facilitare l’ascesa dell’ISIS comprando a basso prezzo il petrolio dal mercato nero. D’altronde già lo scorso Ottobre il Vice Presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dichiarato al pubblico della Harvard Kennedy School of Government con chiari riferimenti alla politica estremista e controversa di Erdogan, che “il piu grande problema in Syria sono i nostri alleati locali, e nonostante i turchi siano amici, hanno permesso ai combattenti sciolti di attraversare il confine e commerciare in Turchia”. Il presidente turco ha pero’ affermato ai microfoni della CNN settimana scorsa che “se c’e’ una parte che deve scusarsi, certamente non e’ la mia”, chiudendo dunque ogni possibilita’ di riavvicinamento delle relazioni diplomatiche.
È doveroso notare che l’abbattimento del jet russo è avvenuto non distante dalla base NATO nel sud della provincia di Hatay operata dagli Stati Uniti, e che probabilmente gli americani avevano dato il loro tacito assenso alla manovra militare, evidente soprattutto in seguito alle dichiarazioni di Obama: “i turchi hanno il diritto di difendere il loro spazio aereo”. Il motivo di questa collusione è semplice: un riavvicinamento diplomatico tra Hollande e la Russia nel nome di una coalizione globale anti-ISIS non è negli interessi dell’alleanza atlantica, che non rinuncia a cedere terreno nè in Siria, nè nell’Europa dell’est, convinta di riuscire a materializzare i propri interessi geopolitici una volta decaduto Assad.