Carburante o Auto? Se Tassa Deve Essere, Almeno che Sia Efficace

Guerra d’Etiopia (1935-1936), crisi di Suez (1956), disastro del Vajont (1963), alluvione di Firenze (1966) terremoto del Belice (1968), terremoto del Friuli (1976), terremoto dell’Irpinia (1980), guerra del Libano (1983): brutte pagine di storia, ormai lontane e sbiadite nei ricordi di molti. Dunque semplici capitoli chiusi? Tristi eventi di un tempo lontano? Non esattamente, perché sulle accise che quotidianamente vengono pagate al distributore di benzina pesano ancora – tra gli altri – proprio gli eventi appena citati. Dopotutto le accise altro non sono che tributi indiretti sotto forma di imposta sui consumi: dal tributo a chi si è speso per ridurre la portata tragica di certi fatti storici, ai tributi che tutti devono pagare per rimpinguare le dissestate casse dello Stato.

Al di là di quello che può essere lo specifico riferimento al caso italiano – con il continuo rincorrersi di ipotesi circa un aumento delle imposte sui carburanti Laura Grigolon, Mathias Reynaert e Frank Verboven (da sinistra a destra nella foto) hanno provato a interrogarsi sul possibile confronto tra due tipi di tasse: quelle gravanti sui carburanti e quelle gravanti sull’auto (dunque sul suo possesso, che riporta al ben noto bollo auto). L’obiettivo supposto in riferimento ai due schemi impositivi non è qui legato tanto ad un aumento delle entrate pubbliche, bensì ad una riduzione delle emissioni inquinanti prodotte dai veicoli.

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