L’utilizzo di concetti di derivazione religiosa in contesti lavorativi è uno stratagemma retorico che molti direttori aziendali, in un momento o nell’altro, hanno abbracciato nel rilasciare discorsi motivazionali ai propri lavoratori. Questo sembra valere tanto per la classica nozione cristiana del sacrificio, con annessa la promessa di una ricompensa “celestiale”, tanto quanto per l’idea del karma – inizialmente caratteristica della fede induista e poi maldestramente importata in Occidente durante il revival della cultura Hindi degli anni ’60, la stessa rivalutazione che ci ha fatto apprendere delle versioni rivisitate della disciplina dello yoga e della meditazione.
Ed è proprio un pensiero “karmico” quello che lo scorso mercoledì l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, ha invocato ad una conferenza tenutasi a Phoenix (vedi video), di fianco a Maria Klawe, presidente del Harvey Mudd Collegge e anch’essa membro della direzione del colosso tecnologico americano. Sebbene le problematiche in termini di gender gap connesse ad un’industria tecnologica che sembra sempre più di dominio maschile, abbiano caratterizzato gran parte della discussione tra i due, posto di fronte alla domanda “cosa dovrebbero fare le donne per ricevere un incremento di stipendio?”, Nadella si è trovato in estrema difficoltà.