Con oltre 1350 decessi e 2470 persone infettate ad oggi, il focolaio di Ebola che sta piagando l’Africa Occidentale non solo continua a costituire un urgente crisi sanitaria – secondo la World Health Organization “una delle più grandi epidemie di Ebola della storia” – ma sta avendo anche un impatto devastante sulle economie di Guinea, Liberia e Sierra Leone.
Specialmente in quest’ultima – dove oramai dodici su tredici distretti sono rimasti contaminati – le ripercussioni sociali ed economiche del virus sembrano avere il potenziale per causare più danni di quanti non ne potrebbe recare la malattia stessa. Misure di contenimento, quali la quarantena dei villaggi e delle abitazioni, l’imposizione di restrizioni agli spostamenti e alle adunanze pubbliche, seppur essenziali per il contenimento dell’epidemia, reprimono necessariamente le fondamenta dell’attività economica – l’accesso ai mercati, al commercio e al lavoro. Allo stesso modo, la chiusura delle frontiere produce un impatto negativo sui flussi del commercio transfrontaliero, che a sua volta si traduce in minori entrate doganali e minori investimenti.