Economia dell’Armageddon: Fa più Danni un Ciclone o Una Crisi Economica?

Era il 15 Settembre di sei fa quando assistemmo all’oramai emblematica scena dei dipendenti di Lehman Brothers che abbandonano la sede sulla 7th Avenue di New York con gli scatoloni in mano, da cui poi si sarebbe scatenato “l’uragano finanziario” – come lo definì al tempo lo stesso Presidente Obama – della crisi mondiale. Solo due giorni addietro gli Stati Uniti si erano trovati ad affrontare un altro genere di avversione metereologica: l’uragano Ike, il violento ciclone tropicale – il terzo più costoso tra quelli atlantici per il bilancio dei danni complessivi – che investì nel 2008 porzioni delle Grandi Antille e del Nord America. Due generi di disastri, l’uno di matrice “umana” e l’altro naturale, in grado di devastare lo stato di un’economia, e, molto spesso, di privare i cittadini di un tetto sopra la testa. Ma quale dei due ha apportato maggiori danni? In generale per un’economia è più pericolosa la furia distruttiva di un tornado, o lo scoppio di una crisi finanziaria?

Gli ultimi risultati della ricerca condotta in materia ci suggeriscono una sostanziale parità: “la perdita di reddito associata ad un ciclone del 90esimo percentile – 7,4 percento come quota del GDP per capita – è comparabile alle perdite derivanti da una crisi bancaria – 7,5 percento” (vedi Figura 1). Tali riscontri ci vengono forniti dal recente lavoro di Solomon M. Hsiang e  Amir S. Jina, rispettivamente dell’Università di Berkeley e Columbia, in cui i due economisti esaminano l’impatto di un tipo specifico di disastro ambientale – i cicloni tropicali – sulle prospettive di crescita di lungo periodo dei paesi – comparandolo con quello di altre “calamità”, quali il surriscaldamento globale, le guerre civili, aumento delle tasse, crisi valutarie, finanziarie e bancarie.

Figura 1. Effetti dei cicloni ed altri shock al reddito pro-capite

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