Chiunque abbia avuto recentemente accesso ad un social media, avrà sicuramente familiarità con la “ALS Ice Bucket Challenge” – la nuova trovata di beneficienza per la raccolta fondi a favore della battaglia contro la sclerosi laterale amiotrofica, o SLA – diffusasi a macchia d’olio durante gli ultimi mesi in tutto il mondo.
Il suo funzionamento è semplice: una volta ricevuta la nomination da uno dei tuoi simili, si può procedere o versandosi un secchio di acqua ghiacciata sopra la testa, o facendo una donazione alla ALS Association, l’organizzazione che fornisce i fondi alla ricerca per tale patologia. Una volta presa questa decisione, entro un termine massimo di 24 ore, la sfida è completata, il risultato finale viene pubblicato sui social network, e lo sfidato diventa lo sfidante, assicurando così il proseguimento dello schema.
Dal primo secchiello svuotato in nome della causa, la sfida è divenuta un contenuto virale, ispirando, ad oggi, oltre $113 milioni di donazioni – rispetto ai $2,6 milioni registrati dall’organizzazione soltanto l’anno prima – 1,9 milioni di nuovi donatori, e più di 2 milioni di video condivisi su Facebook – ed un numero non quantificabile di critiche.