Di fianco all’effettiva incursione militare in territorio ucraino, Mosca sembra anche aver sviluppato una nuova strategia mediatica, stando a quanto riferito dal Generale Philip Breedlove durante l’ultima riunione del Consiglio Atlantico, tenutasi scorsa settimana in concomitanza con l’inizio del summit Nato in Galles. Ciò a cui stiamo assistendo è, secondo l’alto comandante, “la più incredibile guerra d’informazione della storia”.
In tale “approccio ibrido alla guerra”, come vi si riferisce lo stesso Breedlove, l’intervento militare è ampiamente sostenuto da una massiccia strategia propagandistica e raffinate tecniche di “sabotaggio cibernetico”. Il carattere innovativo di tale metodologia sembra tuttavia andare oltre quanto riconosciuto dal Generale nel suo intervento, trascendendo le comuni categorie operative solitamente associate alla “information warfare“, quali disinformazione, falsificazione di notizie, e censura. Mosca sembra, infatti, quasi non aver esaurito la propria volontà di controllo nella manipolazione dei fatti, o nella negazione degli stessi. Il nuovo paradigma mediatico russo sembra spingersi verso la creazione di una nuova realtà degli accadimenti, inducendo illusioni di massa che, talvolta, si traducono in una reale azione politica – un’inquietante realizzazione delle “profezie auto-avveranti” teorizzate dal sociologo americano Robert K. Merton durante gli anni ’50.
Emblematico, in questo senso, è il caso di Novorossiya (letteralmente Nuova Russia), il nominativo assegnato dallo stesso Presidente Putin all’enorme regione secessionista localizzata a sud-est dell’Ucraina – un termine, appartenuto alla storia zarista, originariamente impiegato per delimitare un’area geografica totalmente differente. Oggi, grazie alla creatività del governo russo, è tornata ad essere una realtà: i media diffondono mappe per comprenderne la configurazione, mentre i tecnici si peritano per inserirne la storia nei libri di testo scolastici con tanto di bandiera regionale (vedi Foto).
Foto 1. Cartina di Novorossiya