Anche se tali pregiudizi possono risuonare ai più come anacronistici, questi, talvolta, non sono privi di fondamento. Esistono, infatti, svariati studi che legano la presenza di tatuaggi a comportamenti "devianti", quali l'utilizzo illegale di armi, droga, e, in definitiva, un'alta probabilità di venire arrestati - un'associazione che, secondo Jerome Kich, sociologo della Texas Tech University, "è più forte per i tatuaggi di grandi dimensioni o per quelli multipli". Un recente studio condotto da Kaitlyn Harger, studentessa di dottorato alla West Virginia University, suggerisce l'esistenza di una stretta associazione tra i tatuaggi negli ex galeotti e il tasso di recidiva. In media, gli individui usciti di prigione con dei tatuaggi tendono, secondo la Dr. Harger, a scivolare nuovamente nella criminalità almeno 2500 giorni prima di coloro che ne sono privi (vedi Figura 1)
Figura 1. Giorni trascorsi dagli ex-galeotti (tatuati e non) fuori dalla prigione
Immagine tratta dal The Economist
Tutto ciò potrebbe, però, ben presto cambiare. Secondo Timming, l'intolleranza per i tatuaggi è attualmente più forte nelle generazioni anziane. "Questo, insieme alla prevalenza di tatuaggi negli individui giovani - conclude il professore - ci suggeriscono un futuro in cui la body art diverrà in gran parte normalizzata ed accettata - anche sul posto di lavoro."