Uno Sguardo Chiaro sulla Svalutazione dello Yuan: Intervista a Francesco Sisci

Articolo pubblicato su Spazio Economia il 28 agosto 2015

L’11, 12 e 13 agosto scorsi il governo cinese ha inaspettatamente attuato una svalutazione della sua moneta, 4,65% in tre atti. Si tratta del più consistente taglio della quotazione della valuta rispetto al dollaro dal 1994, quando la Cina ha unificato i tassi ufficiali. La manovra è venuta dopo che in luglio le esportazioni avevano perso l’8%. Alle vicissitudini valutarie si aggiungono le difficoltà dei listini, e i giornali di tutto il mondo dibattono sulle conseguenze internazionali dei problemi del gigante asiatico. China Analysis ha una curiosità preferenziale per le dinamiche interne della Cina, quelle che coinvolgono la società cinese, alle prese con  cambiamenti così grandi che difficilmente possiamo comprenderli.

Nell’intricato scenario di questa estate cinese, ho pensato di rivolgermi a Francesco Sisci, sinologo, giornalista e uno dei massimi esperti italiani di Cina, per capire un po’ meglio insieme a lui la svalutazione dello yuan nell’ambito della direzione di sviluppo che la Cina sta seguendo. Quando all’università studiavo sui suoi libri e articoli, mai avrei pensato che avrei avuto il piacere di intervistarlo. Un caso singolare vuole che Sisci, di casa a Pechino, fosse di passaggio in Italia, proprio mentre io, che in patria ci sono quasi sempre, mi trovavo in Spagna, il che mi ha obbligato a rinunciare ad un caffè con lui. Ci abbiamo provato lo stesso, e nonostante la noia di una pessima linea wi-fi (la mia), Sisci ha risposto su Skype alle mie domande, con la pazienza, cortesia e disponibilità che lo caratterizzano.

Oltre a queste, la profonda conoscenza storica, letteraria e filosofica della Cina, che gli permette da sempre di analizzare con una prospettiva unica le trasformazioni epocali che questo Paese attraversa.  Nell’introduzione al suo bel saggio “A brave, New China” , si legge di “un’enorme rivoluzione che sta coinvolgendo l’intero pianeta nel modo più ampio possibile dalla caduta dell’Impero Romano”. Nel 1988, Sisci è stato il primo straniero ammesso alla Scuola Superiore della prestigiosa Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino. E’ stato corrispondente ANSA a Pechino ed editorialista del Sole 24Ore, La Stampa e molte pubblicazioni cinesi. Collabora tuttora con testate italiane ed internazionali e ha pubblicato numerosi testi sulla Cina. Dal 2004 è coordinatore del primo programma di scambio tra la Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese e l’Italia. Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino dal 2003 al 2005, collaboratore dell’Enciclopedia Treccani, è l’unico consulente straniero del più importante bimestrale cinese di politica e cultura, Zhanglue yu Guanli (“Strategia e Gestione”). Commenta spesso gli affari internazionali presso le emittenti cinesi CCTV e Phoenix TV. China Analysis lo ringrazia per aver condiviso con lei il suo punto di vista; sono in debito di un caffè …

Quali sono le motivazioni che hanno guidato la scelta di Pechino di svalutare la moneta?

La svalutazione dello yuan risponde principalmente a due esigenze: una è quella di incoraggiare lo sviluppo, che è un po’ affannoso, soprattutto incoraggiare le imprese private, visto che esse costituiscono circa l’80% dell’export. Altre monete asiatiche erano svalutate in questo periodo e la Cina stava perdendo competitività. L’altra esigenza è quella di fare un passo verso la piena convertibilità dello yuan. Attraverso questa manovra – teniamo presente che non si tratta di una vera e propria svalutazione, bensì di un allargamento della banda di fluttuazione dello yuan –  la Cina avrebbe voluto far entrare lo yuan tra le valute di riserva del Fondo Monetario Internazionale a fine anno. Dunque due obiettivi: aiutare l’economia e internazionalizzare la moneta.