Decalogo EU, La Novella Dietro Il Comandamento del 3% Deficit/Pil

Lo stesso Premier Renzi, solo pochi giorni dopo la clamorosa decisione di Parigi di non rispettare per il secondo anno consecutivo i paletti imposti dall’austerity europea, in una recente intervista concessa alla Cnn, lo ha definito “un parametro antiquato”. Parliamo del famigerato 3 percento, il limite del rapporto tra deficit pubblico e Prodotto Interno Lordo (PIL), inscritto sulle “tavole” del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) – l’accordo stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell’Eurozona. Qualcosa di molto simile ad un Decalogo Economico dell’UE, la cui definizione, ci si aspetterebbe, fosse stata il risultato di un unanime consenso raggiunto da una ristretta cerchia di esperti in materia.

Tuttavia, l’origine di tale criterio è tanto lontana dalla sacralità con cui nell’Antico Testamento si racconta la consegna dei dieci comandamenti sul monte Sinai, quanto dalla professionalità con cui avrebbe potuto elaborarlo un team di economisti. Come riportato tempo fa dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung e, prima ancora, da Le Parisien, la soglia del 3 percento sembra essere stata elaborata durante gli anni ’80 da un semplice funzionario del governo francese di François Mitterand: Guy Abeille.

Immediatamente dopo la vittoria alle elezioni del 1981, Mitterand, leader del partito socialista, affidò a Pierre Bilger, al tempo vice direttore del dipartimento del Bilancio al ministero delle Finanze francese, l’incarico di ridurre il deficit. Bilger, a sua volta, nominò due esperti – Roland de Villepin e Guy Abeille – per la formulazione di un principio guida utile a tale scopo. Fu lo stesso Abeille a concepire allora il limite del 3 percento, come da lui stesso dichiarato, senza alcun calcolo specifico. “Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un’analisi teorica“.

Un’idea concepita in un intervallo di tempo estremamente limitato, come rivela un altro virgolettato ripreso da Le Parisien. “Abbiamo stabilito la cifra del 3 per cento in meno di un’ora. È nata su un tavolo, senza alcuna riflessione teorica. Mitterrand aveva bisogno di una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere denaro […]. Avevamo bisogno di qualcosa di semplice. Tre per cento? È un buon numero, un numero storico che fa pensare alla trinità”.

Dopo un periodo di sperimentazione in Francia, nel 1991 il criterio del 3 percento venne poi inserito ufficialmente all’interno dei parametri di Maastricht. Oggi Abeille ha 62 e, per quanto dichiari di essere un fermo sostenitore della disciplina di bilancio, si dice stupito delle conseguenze del suo operato. “Non l’avremmo mai immaginato all’epoca” ha riportato al giornale francese.