Sin dalla propria reistituzione dopo la Rivoluzione Culturale nel 1977, il gaokao – la “grande prova” in mandarino – è a lungo stato il modo, l’unico, per accedere all’istruzione superiore in Cina. L’estenuante calvario a cui vengono sottoposti gli studenti durante la preparazione dell’esame – considerato “il più stressante al mondo” – continua a rappresentare la chiave per ottenere in futuro una posizione di lavoro decente, ben retribuita, ed un alto rango sociale.
Secondo l’Annual Report on China’s Education (2014), uno studio presentato lo scorso Maggio da un’organizzazione no-profit con sede a Pechino – il 21st Century Education Research Institute – finalizzato all’analisi dei suicidi giovanili occorsi in Cina nell’ultimo anno, in oltre il 90 percento dei casi questi sono da attribuire “alle forti pressioni di un sistema educativo incentrato sui test”.
“La ricerca di alti punteggi nei test – commenta il Prof. Cheng Pingyuan della Nanjing Normal University, responsabile dello studio – non impone un grande stress solo agli studenti, ma anche agli insegnanti, rendendo il rapporto tra di loro conflittuale, soprattutto quando gli studenti ottengono scarsi risultati negli esami. Il che conduce alla fine ai casi di suicidio.”
Tuttavia le prospettive degli studenti cinesi sembra stiano lentamente cambiando. Stando ai comunicati del National Institute of Education Sciences, sempre più studenti – circa 1 milione nel 2013 – decidono di eludere il gaokao, inviando le proprie application all’estero – un numero che è sistematicamente cresciuto di oltre 100.000 all’anno dal 2010.
Parliamone con Chen Xiao Shou, dottorando nel Phd in Economics alla Xiamen University, originario di un piccolo villaggio rurale nei sobborghi di Xi’an, nella Cina centrale.