Prima classe o non prima classe? Questo è il quesito interpretativo che parte del personale amministrativo del governo cinese si troverà presto ad affrontare una volta ricevute le note spese dei funzionari statali di ritorno da un viaggio di lavoro. A seguito dell’avvio della campagna volta a ridurre gli eccessi nei viaggi d’affari finanziati dallo stato – promossa dal Presidente Xi Jinping come parte integrante della crociata anti-corruzione di Pechino ed ora al centro di un furioso dibattito perché ritenuta la causa di una forte riduzione dei profitti del settore – la China Southern Airline, ha deciso di aggirare il problema adottando una mossa di “marketing semantico” – se così lo possiamo chiamare.
Invece che rimodellare fisicamente le proprie cabine per adattarle ai parametri imposti dalle nuove norme d’austerità – come sta facendo la China United Airlines, una compagnia sussidiaria della China Eastern Airlines – la China Southern ha deciso semplicemente di rinominare il proprio prodotto premium – da “Prima Classe” a “Business” – garantendo così ai mandarini cinesi l’accesso ai medesimi prodotti di lusso, ma senza il timore di poter essere accusati di sperperare il denaro pubblico. Un cambiamento, che se per la compagnia cinese è stato una risposta necessaria “a soddisfare la domanda di mercato”, ai più sembra una maliziosa opera di marketing atta ad evitare le sanzioni del governo di Xi Jinping, ed assicurare che i funzionari continuino volare, rimpinzando i bilanci con i fondi statali. Ma la China Southern Airlines non sembra essere l’unica ad adoperare questo genere di stratagemmi linguistici.