Sanzioni Russia, L’Arma a Doppio Taglio della UE

A quasi una settimana dalla stretta di mano tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko a Minsk – per i più ottimisti il preludio di una prossima de-escalation delle ostilità – i rapporti tra Russia ed Ucraina –  e quindi anche quelli tra Russia ed Europa – tornano ad incrinarsi. In seguito all’apertura di un terzo fronte di guerra nel sud-est del paese, il Consiglio Europeo – si legge in un comunicato stampa pubblicato questa notte – si dice “pronto a prendere nuove importanti misure, in funzione dell’evoluzione della situazione sul terreno”, lasciando ancora una settimana di tempo alla Russia – i termini entro i quali la Commissione dovrà presentare le nuove sanzioni – per trovare una risoluzione diplomatica alla crisi.

Solo lo scorso luglio, successivamente all’inasprimento delle tensioni geopolitiche in Crimea, i Ventotto avevano predisposto delle misure economiche punitive per il governo di Putin, tradottesi immediatamente sui mercati finanziari russi nei termini di una brusca variazione dello spread (vedi Figura 1). Allo stesso modo, sottolinea il FMI in una nota, “un ulteriore peggioramento del conflitto, con o senza escalation di sanzioni e contro-sanzioni, potrebbe avere forti ripercussioni negative sull’economia Russa, attraverso canali diretti ed indiretti” (ad esempio la fiducia dei mercati).

Figura 1. Indici di spread in Russia, Ucraina, e Europa Orientale

Sanzioni RussiaTuttavia, nel corrente contesto europeo, caratterizzato da un’elevata integrazione delle economie e dei comparti finanziari, l’imposizione di nuove sanzioni, atte a placare lo spirito belligerante russo,  potrebbe, in fondo, rivelarsi un’arma a doppio taglio. Ma quali potrebbero essere, nello specifico, le potenziali ripercussione per il resto dell’Europa qualora, in seguito all’adozione di nuove sanzioni, si dovessero verificare interruzioni nei flussi finanziari e commerciali con la Russia, o la sua crescita economica dovesse subire un violento calo?

Per identificare quali potrebbero essere, in tale scenario, i paesi Europei maggiormente colpiti dal cosiddetto “effetto bumerang” delle nuove misure punitive, tre analisti del FMI – Aasim M. Husain, Anna Ilyina, e Li Zeng – in un recente articolo pubblicato su voxeu.org, hanno analizzato i canali attraverso i quali questi risultano economicamente connessi alla “madre” Russia – in particolare, “i legami commerciali, energetici, d’investimento e finanziari”.